La vicenda Almasri, il generale libico rimpatriato lo scorso mese, regala ogni giorno delle sorprese inaspettate
L’ultimo grande accusatore del governo Meloni – tal David Yambio – non è proprio uno stinco di santo. Il rifugiato sudanese è da tempo sotto inchiesta per associazione a delinquere e favoreggiamento dei clandestini. Tra l’altro, l’uomo in questione è molto vicino a Luca Casarini, l’ex “tuta bianca” al comando della Ong Mediterranea Saving Humans.
La comunicazione, scrive il Giornale, ruota intorno a un’indagine della Procura Distrettuale di Palermo che ipotizza il coinvolgimento di Yambio in attività di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. “Si rappresenta – scrive la nota – che alla Procura distrettuale di Palermo ha recentemente iscritto nel registro degli indagati David Oliver YASONA alias David YAMBIO- e due suoi connazionali – poiché indiziati del reato di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”.
Ma non finisce qui. Al vaglio della nostra intelligence alcuni video utilizzati da Yambio per dimostrare le torture subite dal generale libico Osama Njeem Almasri. Secondo i nostri 007 si rivelano assolutamente incongruenti con il caso del presunto “aguzzino” arrestato su ordine della Corte Penale Internazionale e poi riportato in Libia. Lui, però, in un’intervista su Repubblica ha insistito sulla bontà del suo racconto: “Sono stato denudato, legato e picchiato dalla base dei piedi. Sono stato isolato in una cella per settimane senza cibo. Almasri mi ha preso a calci con i suoi stessi piedi, mi ha chiamato schiavo e mi ha picchiato con i tubi. Ha anche sparato a delle persone davanti a me sia a Jadida che a Mitiga… Sono ancora sopraffatto… È molto difficile per me accettare che sia stato rilasciato così dall’Italia”.
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