Conferenza Sanità e Salute: non è andato tutto bene. Le verità negate sul COVID

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Conoscere significa poter riflettere per conto proprio, ragionare con il proprio cuore e la propria mente, aprire gli occhi e rendersi conto di tante cose che, forse, vengono trattate con troppa superficialità o di cui si ignorava completamente l’esistenza.

Sono passati più di quattro anni da quando il mondo intero ha dovuto affrontare la terribile pandemia di COVID-19. Un periodo che è passato alla storia e che verrà studiato nei libri di scuola per i prossimi decenni, ma che ancora oggi porta con sé dubbi, problemi e domande lasciate senza risposte. E allargando il cerchio, prendendo in considerazione tutto ciò che riguarda la nostra salute, il nostro benessere fisico e mentale, anche in questo caso ci sono alcuni aspetti che andrebbero rivalutati e considerati.

A tal proposito, lo scorso 19 gennaio si è tenuto, presso l’Auditorium della Scuola Superiore di Mediazione Linguistica San Domenico e in collaborazione con ImolaOggi.it, il terzo appuntamento del ciclo di incontri “Stati Generali” incentrato sui temi della salute e della sanità. Tanti i relatori e le esperienze da loro raccontate, così come tanti gli argomenti, alcuni più delicati e altri più tecnici, che sono stati affrontati. Il tutto, con il supporto degli studenti dell’università che hanno svolto il loro lavoro di interpreti per diverse lingue straniere. A inaugurare l’evento, la prof.ssa e rettrice Adriana Bisirri con la moderazione di Armando Manocchia, e Ettore Lembo.

Si sono tenuti gli interventi di numerosi medici e specialisti del settore: Giuseppe Barbaro, Loretta Bolgan, Emanuela Cimignoli, Eleonora Coletta, Debora Cuini, Giuseppe di Bella, Maria Grazia Donnini, Erminia Ferrari, Massimo Fioranelli, Alessio Fortunati, Annarita Iannetti, Mauro Mantovani, Massimo Orlandini, Paola Ponzo, Giorgio Terziani, Laura Teodori e Maria Teresa Turrini.

Il sistema che “corrompe” la scienza

“Ci dice la scienza.” Un’espressione molto comune, che Laura Teodori, biologa e dirigente di ricerca presso ENEA, definisce come una “bugia, errore dato che, da un punto di vista epistemologico, la scienza non dice verità, ma attribuisce validità”. Il lavoro dei ricercatori non è altro che una continua formulazione di ipotesi, basate su delle tecnologie in continuo sviluppo. Molte teorie scientifiche in voga nel passato oggi non sono più valide. Un esempio è costituito dall’epigenetica, che in passato veniva considerata come “DNA spazzatura”, mentre è oggi riconosciuta come fondamentale nel determinare la salute, legata all’ambiente, alla dieta, allo stile di vita e allo stato emotivo della persona. Eppure, la definizione di scienza “giusta” e “super partes” è comunemente accettata, così come l’intromissione della politica e del business è costantemente ignorata.

Molto spesso la prevenzione viene trascurata per fare spazio al business delle cure e delle case farmaceutiche, e questo rappresenta una problematica in forte tendenza nell’arco degli ultimi decenni, legato ad una mancanza di etica e valori. Un esempio, come ricorda il dottor Massimo Fioranelli, è costituito dalla classe medica degli anni ’60 che pubblicizzava il fumo di sigaretta, ritenuto poi tra le prime cause di morte, tanto da vietare qualsiasi tipo di propaganda. Negli stessi anni il commercio delle pastiglie di formitrol era inarrestabile e solo negli anni a venire, si scoprì che conteneva formaldeide, classificata come sostanza cancerogena di categoria 1B e mutagena, con evidenze sufficienti che la collegano all’insorgenza di leucemia, in particolare leucemia mieloide acuta e neoplasie. Si può quindi dedurre che l’industria alimentare e la pubblicità influenzano la scelta delle persone, e che le evidenze scientifiche spesso sono influenzate dalla sete di potere e di guadagno delle case farmaceutiche, tutto ciò a discapito della salute dei singoli individui. Il 9 agosto 2020 Marcia Angell, ex caporedattore della rivista New England Journal of Medicine, si dimise per le eccessive pressioni delle case farmaceutiche, denunciando la corruzione nel campo della medicina e affermando che “Non è più possibile credere alla gran parte della ricerca clinica che viene pubblicata, o fare affidamento sul giudizio dei medici di fiducia o su linee guida mediche autorevoli. Non gioisco di questa conclusione, che ho raggiunto lentamente e con riluttanza dopo i miei due decenni come direttore della rivista” (M. Angell, «Drug companies and doctors: A story of corruption». The New York Review of Books, 56, 15 gennaio 2009).

Un caso di degenerazione scientifica è quello della fusione nucleare fredda, osservata da Martin Fleischmann e Stanley Pons nel 1989, la quale avrebbe potuto rivoluzionare l’energia mondiale, ma che fu sminuita e accusata di essere una “fake news” dalla commissione istituita dal governo degli Stati Uniti. Anche in Italia, alcuni fisici studiarono l’argomento, tuttavia l’esito che ne derivò fu ignorato. In Argentina invece, tra il 2015 e il 2019, si parlò molto del disastro tossico del glifosato, un erbicida sospettato di essere cancerogeno, che ha suscitato dibattiti contrastanti. Nel paese, l’esposizione all’uso indiscriminato di glifosato per l’irrigazione delle terre destinate alla coltivazione di sementi transgenici, ha portato all’insorgenza di malformazioni, malattie della pelle, tumori e gravi problemi respiratori di uomini, donne e bambini.

Se la scienza medica è influenzata dai finanziamenti, la ricerca scientifica soffre per la scarsità di fondi, con enti pubblici che hanno difficoltà nel finanziare le attività dei ricercatori. Maria Teresa Turrini, dottoressa in nefrologia e Presidente del COSAR (Comitato Sanitari della Provincia di Arezzo), sottolinea che la formazione medica è dominata dalle aziende farmaceutiche, e che la medicina diventa sempre più orientata al profitto che al benessere del paziente. Sostiene anche che le censure sulle informazioni riguardo ai vaccini, l’uso di mascherine e distanziamento sociale sono state numerose, data l’inconsistenza scientifica di questi strumenti nella lotta alla Covid-19.

Il potere politico e scientifico non si preoccupa della verità oggettiva, ma si concentra su come applicare evidenze scientifiche a proprio favore, impedendo il confronto e la contestazione. Vi è inoltre una notevole manipolazione dell’informazione, come spiega il biologo molecolare Alessio Fortunati, che colpisce quei ricercatori, i quali studi non sono conformi ai dettami della politica o delle case farmaceutiche e che vedono le proprie ricerche rifiutate dalle riviste scientifiche. Ad esempio, alcuni ricercatori hanno indicato che certe malattie, come la SARS, potrebbero essere armi biologiche e l’idea che qualcuno abbia appositamente creato e studiato armi biologiche, chiamando in causa l’ipotesi di “Guerra biologica”. Manca un’educazione etica che permetta di comprendere le implicazioni delle scoperte; quindi, è fondamentale farsi domande e interrogarsi sulla direzione della ricerca scientifica, perché non si sta scoprendo nulla di veramente nuovo, ma si continua a sfruttare ciò che è già stato conosciuto.

Il “Grande Fratello” delle case farmaceutiche

Le case farmaceutiche internazionali, soprannominate Big Pharma, hanno avuto un ruolo determinante durante la pandemia da COVID-19, in quanto la ricerca scientifica è strettamente collegata all’immissione sul mercato di farmaci e vaccini. Le industrie, come ricorda la dottoressa Loretta Bolgan, nonostante fossero impegnate da decenni nello sviluppo di nuove tipologie di farmaci, di fronte a linee guida sempre più stringenti, hanno ritenuto essere più conveniente l’investimento nello sviluppo dei vaccini. L’assenza di linee guida stringenti permette alle Big Pharma di produrre e, successivamente, vendere vaccini senza dover effettuare, ad esempio, ricerche su dati di contaminazioni ed impatti ambientali e studi su sostanze potenzialmente cancerogene. Con una produzione più rapida, vi è maggior profitto economico.

È stato questo il caso dei vaccini sviluppati per contrastare il COVID: questi vaccini sono stati prodotti, venduti e somministrati in massa, a discapito delle perplessità di una parte della comunità medica, specialmente per quanto riguarda possibili danni e conseguenze, come l’effettivo aumento di miocarditi nella popolazione giovane. Il dottor Giuseppe Barbaro, contrariamente al metodo di generalizzazione della massa dei pazienti, consiglia di effettuare degli screening alle singole persone, prima e dopo la vaccinazione.

È proprio questa continua ricerca di maggior capitale monetario a rendere le case farmaceutiche figlie del capitalismo e promotrici di un consumismo basato sulla salute delle persone, andando a creare una “medicina difensiva” (dott.ssa Maria Teresa Turrini). Un tipo di consumismo che si fa forte della manipolazione da parte delle Organizzazioni Sanitarie ai danni dei profani della medicina e della scienza, come nel caso delle famiglie, indotte a considerare i vaccini come una difesa miracolosa dalle malattie.

Un valido esempio di questa manipolazione è stato spiegato dal professor Giuseppe di Bella, che riporta di aver conosciuto, più di trent’anni fa, il circolo di potere che ci governa: suo padre, dopo aver condotto delle ricerche sulla melatonina, che oggi viene utilizzata con scopi banali come il sonno, ottenne ottimi risultati per quanto riguarda la cura delle malattie proliferative. All’inizio del 1996 vi fu un decreto-legge che bloccava l’uso della melatonina non andando a considerare questi risultati indici positivi su malattie così sensibili.

Queste considerazioni si possono riassumere citando la dottoressa Turrini che tra le altre cose ha anche accennato alla mercificazione non solo delle malattie ma anche dei medici: “I regni della medicina, quando perdono etica, diventano in balia del profitto”.

Il lato oscuro della Pandemia da COVID-19

Il mondo intero è tristemente a conoscenza di quanto è avvenuto più di quattro anni fa. O forse, quel che conosce è solo la punta dell’iceberg. Sappiamo del lockdown globale, sappiamo dei vaccini, sappiamo del Green Pass e dei tamponi, tutto applicato in nome della sicurezza e della salute dei cittadini. Eppure, come per qualsiasi faccenda che coinvolge grandi organizzazioni, società e aziende, alla fine sono i propri interessi economici e politici ad avere, nella maggior parte dei casi, la meglio. La stessa concezione della scienza è cambiata, diventando, a detta dei relatori, un mezzo per favorire e giustificare le contromisure menzionate, quando in realtà non si tratta di una verità assoluta e invariabile. “La scienza, prima del Covid, era come Cenerentola”, ha affermato Laura Teodori, “I governi pensavano che noi ricercatori fossimo bocche da sfamare e che consumassimo energie e risorse per produrre il niente”.

Il grande occhio delle case farmaceutiche è caduto anche, e soprattutto, durante la pandemia da COVID-19. O almeno, quello che è stato definito tale. Molti relatori hanno infatti espresso opinioni divergenti su quanto realmente accaduto, affermando che sia stato semplicemente “cambiato il nome a quello che stavamo vivendo in quel momento”, ovvero un picco influenzale (Maria Grazia Donnini, medico). Ciò che ha fatto particolarmente insospettire dottori come lei in tutta Italia è stata la diffusione e l’origine, ancora oggi non chiara, di questo virus: “Inizialmente, non c’è stata una diffusione a macchia d’olio. […] Per definire una pandemia come tale, l’agente patogeno deve passare da un animale all’uomo per poi contagiare altri esseri umani, ma nella primavera 2021 [un anno dopo la dichiarazione della pandemia a livello globale] l’OMS non aveva ancora trovato l’animale sorgente”. Gli stessi tamponi, molecolari e antigienici, sono stati ampiamente criticati, in quanto “non hanno significato diagnostico e amplificano ciò che sai tu”. In più, i loro risultati costringevano alla quarantena pazienti che, in altri contesti, avrebbero dovuto essere ricoverati: molti sono stati “abbandonati con la polmonite, motivo per il quale le condizioni cliniche si aggravano”.

Anche la questione vaccini è stata sollevata, soprattutto da un punto di vista statistico e tecnico. La Global COVID Vaccine Safety (GCoVS), il più grande studio globale sulla sicurezza dei vaccini, ha registrato un aumento progressivo della produzione di vaccini e di dosi effettuate senza precedenti, prendendo in esame diversi casi e studi. Ad esempio, “nei paesi scandinavi (i vaccini) sono aumentati di 3-5 volte nei soggetti tra i 12 e i 24 anni. Dopo la vaccinazione si sono verificate delle Alterazioni elettrocardiografiche, nel 10% dei casi si è trattata di miopericardite” (Giuseppe Barbaro). Due delle cause scatenanti di questo incremento sono state l’azione diretta della proteina Spike (principale meccanismo che il virus utilizza per infettare le cellule bersaglio) nel tessuto omeopatico e l’azione combinata dal vaccino con variante naturale per effetto ADE (potenziamento anticorpo-dipendente, fenomeno nel quale il legame tra un virus e gli anticorpi non neutralizzanti migliora il suo ingresso nelle cellule ospiti e talvolta anche la sua replicazione).

Giuseppe Morra, medico chirurgo, ha raccontato la sua esperienza nell’assistenza di pazienti a domicilio. “Dare retta a persone che dicevano che questi vaccini avrebbero salvato il mondo in pochi mesi, senza che fossero stati testati prima, era una pura follia”, ha dichiarato, e per le sue opinioni contrarie al vaccino è stato anche sospeso. Tuttavia, ciò non l’ha fermato: “Ho curato circa 3.500 persone a domicilio, tutti senza mascherine e nessuno si è dovuto né ricoverare né è peggiorato. Prescrivevo semplici antinfiammatori, cortisone, fluidificanti e antibiotici elettivi”.

Sicuramente questo fenomeno globale ha colto tutti i medici e lavoratori sanitari alla sprovvista, e, col senno di poi, si sarebbe potuto agire diversamente. Eppure, è anche vero che è stato spesso superato il limite, andando contro alla bioetica e all’etica sociale. I danni, seppur nascosti e/o camuffati, sono ben visibili e facilmente trovabili, se la mente curiosa è disposta ad aprirsi e a cercare.

Saper bilanciare lo sviluppo e l’etica

Technology

La pandemia ha incrementato notevolmente l’utilizzo della tecnologia, soprattutto tra i giovani. L’omeopata Debora Cuini spiega come le politiche sociosanitarie non tengano conto del ruolo che hanno le nuove tecnologie nell’aumento di patologie e dipendenze, come, ad esempio, un aumento di varie forme di cancro che colpiscono anche bambini (+3,2% quelli di età inferiore ad un anno). Non si tiene conto dei possibili effetti collaterali dell’esposizione, tra le altre cose, al bluetooth e al wi-fi, che alterano lo stato redox e le funzionalità cellulari. Funzionalità cellulari che vengono alterate anche da un prolungato utilizzo del telefono, che sviluppa il cosiddetto “sickness behavior”, importante non solo per la componente emotiva ma anche per quella organica.

Per quanto riguarda la componente emotiva, la dottoressa Cuini fa riferimento all’influenza dei social media sulla formazione dell’identità dei giovani, che risulta distorta e che, conseguentemente, provoca disagio e difficoltà di gestione dei rapporti interpersonali, in quanto “siamo iperconnessi ma anche disconnessi”. La nostra gratificazione emotiva si basa su questa dipendenza dai social media, studiata ad arte dalle aziende, che già da anni non nascondono gli studi e le ricerche per “beccare le vulnerabilità nella psicologia umana”.

Per componente organica, invece, si fa riferimento alle cosiddette infiammazioni di basso grado che influiscono, ad esempio, sulla memoria. Un altro esempio è costituito dalla dipendenza dai videogiochi, vera e propria droga digitale, la quale provoca una scarica di dopamina pari ad un orgasmo, che risulta essere pericolosa, soprattutto ai danni dei più giovani, i quali, non avendo formato completamente il lobo frontale, rischiano di “depauperare aspetti normali della vita e i relativi stimoli”. Queste reazioni e parametri fisiologici vengono studiati da biologi che, lavorando per un’industria multimilionaria, riscontrano le alterazioni che le esposizioni alle schermate provocano alla materia grigia e bianca del cervello. Più tempo si passa davanti allo schermo più ci sono alterazioni nella struttura cerebrale che comporta una minore comprensione testuale e, di conseguenza, di comprensione di “giusto” e “sbagliato”.

Psychology

Anche se “siamo esseri in continuo divenire, con un cammino non esente da dolori e sofferenze” (Paola Ponzu, psicologa), è proprio “interfacciandosi con i conflitti che si può riscrivere ogni giorno le pagine della propria vita”. E i conflitti sono presenti anche nel campo della psicologia.

Coloro che sono maggiormente coinvolti sono, ovviamente, le nuove generazioni, e sono stati proprio i giovani che hanno vissuto il periodo COVID ad essere stati direttamente colpiti dagli effetti collaterali di un uso eccessivo della tecnologia. Se già i giovani sono più propensi ad utilizzare applicazioni, programmi e social media, durante il lockdown sono stati costretti a utilizzare i loro mezzi elettronici per la didattica a distanza. Distanza che, nonostante adesso non ci sia alcun lockdown, viene ancora percepita. Riconosciuto è infatti il fenomeno degli hikikomori, nato in Giappone: i giovani, durante il periodo più espansivo della loro vita, si ritirano volontariamente dalla società, scegliendo di non interagire col mondo esterno se non attraverso lo schermo. In Italia ne sono stati stimati ben 54.000, un dato preoccupante tanto quanto quelli raccolti analizzando le patologie mentali e i disturbi del comportamento alimentare. I soggetti che soffrono di ansia e depressione sono aumentati, passando dal 14,4% nel 2019 a più di 25% nel 2022, con numeri in crescita anche nella fascia infantile tra i 5 e i 9 anni. Inoltre, a causa di alcuni trend dei social, i fenomeni di anoressia e bulimia sono aumentati del 10% tra le adolescenti. Autolesionismo così come suicidi infantili e adolescenziali sono la dura conseguenza di una società sempre più caotica, nella quale i giovani fanno fatica ad integrarsi, di un disagio che, purtroppo, spesso non viene considerato come dovrebbe.

La struttura e gli algoritmi stessi dei social e degli apparecchi elettronici possono essere dannosi per i giovani, in quanto appositamente costruiti per creare dipendenza. Per evitare di far cadere i propri figli in un vero e proprio circolo vizioso, l’invito da parte dei relatori è quello di “essere dei buoni esempi per loro e aiutarli a gestire la tecnologia, coltivare il contatto e l’attività fisica” (Debora Cuini).

Conclusione

In conclusione, la riflessione sulla gestione delle vaccinazioni, sull’influenza delle industrie e sulla direzione della ricerca scientifica ci offre uno spunto fondamentale: la medicina, per essere veramente al servizio dell’umanità, deve recuperare la sua essenza etica ed empatica, mettendo al centro la salute del paziente piuttosto che il profitto. È essenziale che la scienza, sebbene influenzata da fattori economici e politici, non perda di vista il suo scopo primario: il miglioramento del benessere umano. La prevenzione, l’educazione alla salute e una cura personalizzata basata sulle reali esigenze delle persone devono diventare priorità, superando l’approccio opportunistico che spesso domina nel panorama medico e scientifico odierno. L’etica nella medicina è imprescindibile, poiché ogni decisione presa ha un impatto diretto sulle vite delle persone, e la ricerca deve sempre essere guidata dal principio del benessere collettivo piuttosto che da interessi esterni. La vera sfida è quella di restituire alla scienza la sua capacità di essere strumento di verità, integrità e cura, senza cedere alle pressioni del potere e dei capitali che, troppo spesso, ne distorcono il vero scopo.

Redazione dell’articolo: Sara Azzarelli, Manuela Clarita Tedesco, Laura Perna

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