“Lettere a Bernini” al teatro Elfo Puccini

foto dal sito del Teatro Elfo Puccini
foto dal sito del Teatro Elfo Puccini

di Elena Mirri – “Lettere a Bernini”, una produzione di Albe/Ravenna Teatro, Emilia-Romagna Teatro ERT ospite all’Elfo Puccini di Milano fino al 9 febbraio, ha esordito stasera.

Lo spettacolo, incentrato sulla vita di Gian Lorenzo Bernini (attore Marco Martinelli) è pressochè un monologo che esordisce raccontandosi in prima e terza persona (sarebbe stata meglio la voce fuoricampo per la terza persona). La narrazione per voler essere aderente alle fonti perde di romanticismo e poesia rispetto al piedistallo assoluto in cui da conoscitori delle sue opere abbiamo da sempre collocato l’artista: eclettico, stupefacente, audace artefice di meraviglie assolute protagoniste della magnificenza nella Roma Barocca.

Lo spettacolo fa invece i conti più con le ombre del personaggio che con l’eccedenza geniale di un artista visionario che ha avuto la capacità di relazionarsi e continuare le proprie opere sotto cinque diversi papati (tra risse familiari per diatribe amorose narrate dalle cronache del tempo, Bellori in primis, e faide professionali con coloro che lo vedono come un “istigatore di spese inutili in tempi calamitosi”, un dittatore o perfino un “drago a guardia del giardino delle Esperidi” nel contesto di una Roma definita come “la più oscura delle selve” per la competizione e la rivalità tra gli artisti ).

Lo spettacolo vuole fare un’indagine dell’uomo Bernini e del suo carattere ma sarà che ci interessa poco se Bernini accetta alla fine di alzare lo stipendio alla sua collaboratrice Bresciani, se si rende protagonista di aggressioni al fratello e all’amata davanti alle quali anche il Papa dell’epoca ha voluto sorvolare, e non ci interessa nemmeno se Bernini fosse un presuntuoso perchè se non lo fosse stato non avrebbe avuto neanche la visionarietà di ideare e realizzare con tanta magnificenza le sue opere. La scena dell’officina regge, anche la trovata scenica di aprire le casse proiettandovi dei video dentro, ma questi video sono un’occasione mancata in assenza di qualche vago allaccio iconografico ai suoi capolavori.

Lo spettacolo nella parte centrale scorre in maniera lenta per un personaggio così vulcanico e non c’è modo di affezionarsi a questa interpretazione senza altri interlocutori che non siano la comparsa della porta-lettere per trattare la rivalutazione post-mortem dello scultore rivale Francesco Borromini. Non regge la chiave di tentare il metro di oggi (il computer sul tavolo, i riferimenti a figure della nostra epoca) su questo artista del Seicento. Nel complesso, nonostante il tema, non resta tra i migliori spettacoli a tema artistico o biografico.

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