Una vicenda che incrocia video hot, revenge porn e tifo calcistico porta alla condanna di un magistrato
di Cristina Bassi – All’ormai ex pm di Torino Enzo Bucarelli sono stati inflitti ieri un anno, nove mesi e dieci giorni di reclusione, con pena sospesa, per frode processuale e depistaggio. È accusato di aver favorito il calciatore senegalese Demba Seck in un procedimento intentato contro quest’ultimo dopo una denuncia della ex fidanzata.
La condanna è stata decisa dal gup di Milano Luigi Iannelli nel processo con rito abbreviato. Il giudice ha in sostanza accolto la richiesta di pena avanzata dalla Procura di Milano, competente per i reati che coinvolgono i magistrati torinesi. Il gup ha disposto per l’ex pm, oggi giudice civile a Genova, anche l’interdizione dai pubblici uffici. Se la condanna dovesse diventare definitiva, Bucarelli non potrebbe più fare il magistrato.
Secondo l’accusa, l’ex pm ha cancellato dal cellulare di Demba Seck alcuni video intimi che l’ex calciatore del Torino, attualmente al Catanzaro, aveva girato durante i rapporti con la fidanzata, però ignara di essere ripresa. Filmati che il giocatore aveva poi divulgato tra gli amici. Da qui l’apertura di un’inchiesta per revenge porn, successivamente chiusa con una archiviazione. Il giudice ha inoltre disposto la liquidazione dei danni per un importo di 10mila euro alla vittima, di 10mila euro alla Presidenza del Consiglio e di 15mila euro al ministero della Giustizia.
Bucarelli ha sempre respinto le accuse. Il suo trasferimento al Tribunale di Genova è stato deciso dal Csm come provvedimento disciplinare. Il difensore, l’avvocato Michele Galasso, aveva chiesto l’assoluzione con la formula più ampia possibile. Il pm Giancarla Serafini e l’aggiunto Tiziana Siciliano avevano invece proposto una pena di un anno e dieci mesi. Secondo il capo di imputazione, l’ex pubblico ministero avrebbe «disposto la distruzione di prove documentali» considerate il «corpo del reato». Si trattava di due filmati considerati la prova del revenge porn ai danni della donna. Inoltre il magistrato non avrebbe approfondito le indagini, in quanto il cellulare di Seck non è mai stato sequestrato, e avrebbe anche convinto la ragazza «a non procedere» contro l’ex partner.
Spiega sempre l’atto d’accusa che, «al fine di ostacolare le indagini e agevolare l’indagato» l’allora pm avrebbe fornito «alla persona offesa informazioni non veritiere» per «indurla alla remissione della querela» e ad accettare una transazione economica. Le motivazioni della sentenza saranno depositate entro novanta giorni. «Siamo soddisfatti dell’esito del giudizio», ha commentato l’avvocato Silvia Lorenzino, legale della vittima parte civile nel processo.
Il legale sottolinea: «Vorrei segnalare che condanne di questo tipo sono particolarmente gravi in quanto riguardano inchieste di violenza nei confronti delle donne. Perché è inutile che si continui a dire loro di denunciare e poi trattarle in questo modo quando lo fanno».
www.ilgiornale.it