La Legge tra Giustizia e Potere

giustizia

di Daniele Trabucco – Il pensiero antimetafisco moderno, come insegnava autorevolmente il prof. Sergio Cotta (1920-2007), ritiene, sfociando in una prospettiva relativistica, che ogni gruppo o ogni cultura abbia propri valori e, dunque, proprie concezioni del giusto e dell’ingiusto. La giustizia formale costituirebbe, allora, l’unica possibile risposta per non cadere nell’anarchia e trovare un punto di convergenza. Non resta che obbedire alla legge in quanto legge ed ancorare il concetto di giustizia ad una legalitá di tipo puramente formale.

Tuttavia, prima Rousseau (1712-1778) e poi Hegel (1770-1831) hanno cercato di “correggere” questa soluzione formalistica, sostenendo come l’obbedienza alla legge come tale sia giustificata dal fatto che essa costituisca l’espressione rispettivamente della volontá dello Stato o del popolo. Si tratta, peró, di un’affermazione del tutto priva di significato. Infatti, i termini “Stato” e “popolo” sono metaforici: né lo Stato, né il popolo sono enti reali capaci di avere una propria volontá e tanto meno una volontá superiore in grado di imporsi maiestaticamente per forza propria.

Il pensiero classico, viceversa, ritenendo, secondo la riflessione di sant’ Agostino (354 a.C. – 430 a.C.), che “lex esse non videtur quae iusta non fuerit” (così nel “De libero arbitrio”, I, 5, 11), accoglie quella concezione per cui la giustizia é l’elemento essenziale del diritto in mancanza della quale esso é ridotto a mero potere e a mera forza. Giustizia che non indica l’applicazione di disposizioni normative convenzionalmente assunte dalle parti e decise attraverso la procedura democratica per attribuirle ora al popolo, ora allo Stato, bensì le operazioni, desumibili dalla natura, dall’essenza, della persona umana, con cui l’uomo non solo viene ordinato in sé, ovvero secundum esse, ma anche in rapporto all’altro inteso sia individualmente, sia collettivamente come societá.

La negazione di questo ordine, propria del pensiero neopositivistico moderno, porta a contraddirsi, dovendo affermare che l’uomo non possiede dei fini propri per natura, o che per lui é indifferente essere ció che é o un altro ente. Cosa smentita dalla stessa realtá.

Prof. Daniele Trabucco –  Costituzionalista

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