Un’Italia che stenta a crescere e che si troverà, a breve, ad affrontare vere proprie minacce per la sua economia. Lo rivela il nuovo bollettino economico di Bankitalia, che delinea uno scenario caratterizzato da una scarsa vitalità di consumi e investimenti, sul quale potranno incidere, e non poco, le tensioni internazionali. Andiamo per ordine.
Lo spauracchio dei dazi Usa: i settori più esposti
In autunno, le esportazioni italiane sono state significativamente frenate dalla debolezza della domanda globale, sottraendo 0,7 punti percentuali alla crescita del Pil nel terzo trimestre del 2024. La contrazione delle esportazioni di beni e servizi si è combinata con un forte aumento delle importazioni, penalizzando ulteriormente l’interscambio commerciale. Bankitalia segnala che il mercato statunitense, cruciale per molte aziende italiane, rappresenta una fonte di vulnerabilità. Un eventuale inasprimento dei dazi da parte degli Stati Uniti avrebbe effetti particolarmente incisivi sulle piccole e medie imprese, che esportano in media il 27% del proprio fatturato verso quel mercato.
I settori più esposti alle esportazioni verso gli Stati Uniti includono la cantieristica navale, l’aerospaziale, la farmaceutica, l’automobilistico e i prodotti alimentari. Un’ulteriore escalation di barriere commerciali potrebbe amplificare l’incertezza e rappresentare un freno significativo agli investimenti.
Così la crisi dell’industria tedesca pesa su quella italiana
Discorso a parte va fatto poi per la produzione manifatturiera che, nell’area euro, ha subito un calo significativo dall’inizio della crisi energetica, con riflessi negativi particolarmente marcati in Germania. Quest’ultima, che rappresenta oltre un terzo della manifattura della Ue, ha registrato una flessione accentuata a causa di tre fattori principali: l’aumento dei costi energetici, la debolezza della domanda globale e la competizione cinese, le difficoltà del settore automotive.
Secondo Bankitalia, gli shock provenienti dall’industria tedesca spiegano quasi un terzo delle fluttuazioni della produzione manifatturiera italiana su un orizzonte di sei mesi, evidenziando l’elevata interconnessione tra i comparti industriali europei.
E gli scenari non sono rosei. Le imprese, in particolare le PMI, dovranno confrontarsi con una domanda esterna debole e un contesto globale sempre più competitivo. L’attenzione ai costi energetici, agli investimenti in innovazione e alla diversificazione dei mercati di esportazione sarà fondamentale per sostenere la crescita economica e mitigare gli effetti delle turbolenze internazionali, fanno sapere da Via Nazionale. L’obiettivo è insomma cominciare a correre, in un mondo che accelera sempre più velocemente.
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