Gli imprenditori cinesi potrebbero mettere le mani sulle aziende automobilistiche tedesche destinate alla chiusura
È l’indiscrezione rilanciata dalla Reuters, secondo cui i funzionari e le case automobilistiche cinesi sono particolarmente interessati ai siti della Volkswagen, il colosso dell’automotive europeo che sta affrontando un periodo di difficoltà a causa del calo delle vendite e della crescente competizione con i produttori cinesi. Secondo fonti vicine al governo della Cina, c’è un alto interesse per lo stabilimento di Osnabruck, che cesserà l’attività nel 2027 mandando a casa 2.300 dipendenti.
“Il marchio e gli standard devono essere quelli di Volkswagen”
Fonti vicine all’azienda riferiscono che Volkswagen sarebbe disposta a vendere lo stabilimento di Osnabruck a un acquirente cinese, a patto che vengano garantiti gli interessi dell’azienda e dei lavoratori. Questa opzione sarebbe più vantaggiosa rispetto alla chiusura definitiva degli impianti, con un valore stimato tra i 100 e i 300 milioni di euro per ciascuna fabbrica.
Le case automobilistiche cinesi devono infatti superare lo scoglio dei potenti sindacati tedeschi (che presiedono nei consigli di amministrazione), che hanno concordato lo stop della produzione a Dresda, uno stabilimento da 340 lavoratori che produce il modello elettrico ID.3 nel 2025, e a Osnabruck, viene prodotta la T-Roc Cabrio. Stephan Soldanski, rappresentante sindacale di Osnabruck, ha dichiarato che i lavoratori non avrebbero problemi a produrre per una joint venture cinese, a patto che il marchio e gli standard restino quelli di Volkswagen.
Una scappatoia dai dazi europei sulle auto elettriche cinesi
Molte case automobilistiche cinesi stanno cercando sedi per i loro stabilimenti in Europa, il secondo mercato mondiale di veicoli elettrici, per aggirare i dazi imposti dalla Commissione Europea lo scorso anno per contrastare quelli che ha definito sussidi statali iniqui dati all’industria dell’auto elettrica.
Produrre auto direttamente nel vecchio continente permetterebbe quindi alle aziende cinesi di aggirare i dazi e di competere più efficacemente con i produttori europei. E gli stabilimenti del colosso tedesco fanno gola ai produttori di automobili che vogliono aggirare la scure delle tariffe imposte da Bruxelles.
In tal senso, molte aziende dell’automotive cinese ha optato per la costruzione di nuove fabbriche in paesi a basso costo con sindacati più deboli, come BYD in Ungheria e Turchia. Leapmotor sta pianificando la produzione con Stellantis in Polonia e Chery Auto inizierà a produrre quest’anno auto elettriche in uno stabilimento precedentemente di proprietà di Nissan in Spagna.
Il probabile investimento cinese in Germania però solleverebbe non solo questioni economiche, ma anche politiche. Berlino, che negli ultimi anni ha assunto un atteggiamento più duro verso Pechino, deve trovare il giusto equilibrio tra la necessità di attrarre investimenti stranieri per salvaguardare posti di lavoro e quella di mantenere una certa autonomia strategica nei confronti di un partner commerciale che è anche un concorrente diretto.
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