“Ora dovete riabilitare il mio paese”. Una accusa di razzismo totalmente infondata, la verità quasi comica che viene a galla e Luca Zaia che sbotta, serissimo
In Veneto, la regione guidata da due mandati dal “Doge” leghista, è scoppiato il caso “Anèra”: una scritta in dialetto sul muro di San Vendiamiano, il paese in provincia di Treviso dove vive lo stesso governatore.
Il termine significa “anatra” ma è stato scambiato per un insulto razzista. A sollevare la polemica era stata una signora di origini nigeriane che da poco ha preso casa proprio a San Vendemiano ma che vive da circa 20 anni in Italia.
Lo scorso 5 ottobre, davanti alla sua casa, attaccato a un palo ha visto comparire un cartello, con tanto di protezione in cellophane, con la scritta Anèra m…a. Da qui la denuncia della donna, che interpreta la scritta come un riferimento al colore della sua pelle.
In realtà, come poi ricostruito da vari media locali, l’oggetto dell’offesa era un ragazzo del posto soprannominato dagli amici “Anèra”, anatra, e che proprio il 5 ottobre era convolato a nozze. Una goliardia totalmente fraintesa. Da qui le dure parole di Zaia. www.liberoquotidiano.it
“Alle soglie del 2025, succede ancora…”
Pensate quando la nigeriana si è presentata dalle Forze dell’ordine per sporgere denuncia e gli agenti le hanno spiegato che “anera” significa anatra in trevigiano ed era solo una goliardata destinata a uno sposo (soprannominato “anera”)… pic.twitter.com/oXEqgOGPMQ
— Francesca Totolo (@fratotolo2) December 24, 2024