di Daniele Trabucco – La Costituzione italiana vigente del 1948 é davvero antifascista, come ci ripetono gli esponenti del Partito Democratico (assolutamente intolleranti nei confronti di un pensiero divergente rispetto al loro) o come si sforzano di sottolineare, per non essere da meno, i rappresentanti del c.d. “centro-destra” o meglio della “destra della sinistra”? La risposta, ad avviso di chi scrive, merita una riflessione molto piú approfondita.
Che certi istituti giuridici elaborati dalla dottrina pubblicistica fascista siano entrati nel Testo fondamentale italiano (Accame) é fuori discussione con buona pace di Schlein, Landini e delle truppe cammellate catto-progressiste: ad esempio, il diritto dei lavoratori di partecipare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende (art. 46 Cost.), oppure la possibilitá, per i sindacati registrati (la registrazione in realtá non é mai avvenuta), di stipulare contratti collettivi aventi efficacia erga omnes (art. 39, comma 4, Cost.) etc.
Tuttavia, all’obiezione che la Costituzione ha messo al centro la persona (art. 2 Cost.), si deve replicare che il concetto assunto dall’Assemblea Costituente é in parte di tipo sartiano (la persona-progetto da costruire in modo evolutivo) ed in parte dossettiano (la persona, pur antecedente all’ordinamento giuridico statale (é una precedenza storica, ma non ontologica), deve essere plasmata dallo Stato medesimo). Due prospettive che costituiscono l’espressione di quella libertá negativa per la quale la persona é il suo “velle volutum”, quello che vuole essere sia pure nell’ambito di alcuni “limiti” posti dall’ordinamento, ma sempre potenzialmente spostabili in avanti a seconda delle poliedriche aggregazioni del pluralismo sociale: quanto reggeranno i “paletti” posti dalla Corte costituzionale, con la nota sentenza n. 242/2019, in merito alla non punibilitá, a certe condizioni, del reato di suicidio assistito?
La societá, dunque, é diventata essa stessa “norma per la Costituzione” (Castellano) e questa non é altro che un insieme di “materiali da costruire”. Pertanto, l’unico meta-valore assoluto che alla Costituzione é imposto dalla dogmatica costituzionale é il continuo bilanciamento di interessi costituzionalmente rilevanti e tra loro confliggenti. Ne consegue, allora, che i Testi costituzionali non fanno altro che tendere all’indifferentismo ed a favorire sempre di piú la conflittualitá sociale (Ayuso). Ora, l’indifferentismo che cos’é se non la peggior forma di totalitarismo?
Prof. Daniele Trabucco – Costituzionalista