di Armando Manocchia – Lo spot del governo Meloni si basa sulla mistificazione e sulla propaganda proponendo aiuti con ‘effetto cumulo’, tra il bonus da mille euro per i neonati nel 2025 e l’assegno unico, che potrebbe rarrivare a 7mila euro.
Una specie di ‘lotteria’ nella Manovra 2025, che promette – è il caso di dire – un ‘pacco’ di aiuti conomici a chi metterà al mondo un figlio nel 2025. Aiuto che, nel primo anno di vita, potrebbe raggiungere i 5.500 euro in contributi per le famiglie con un Isee sotto i 17mila euro, arrivando ai 7mila euro complessivi in caso di nuclei familiari con tre o più figli. Vi rendete conto?
Tutto questo ‘ben di Dio’ si fonda sul nulla cosmico, anche perché si potrebbe ottenere solo grazie alla combinazione di una serie di fattori come dell’assegno unico universale, che include le prime 15 mensilità, calcolate nella quota massima per Isee inferiori a 17mila euro, e comprende i tre mesi precedenti alla nascita o adozione, a partire dal settimo mese di gravidanza. L’assegno è potenziato nel primo anno di vita e prevede ulteriori incrementi per le famiglie numerose.
Il bonus bebè di mille euro è destinato alle famiglie con Isee e fino a 40mila euro e sarà erogato dall’Inps nel mese successivo alla nascita o adozione del figlio.
Mi fermo qui, perché più vado avanti e più non ci capisco una mazza (lo scopo del governo).
Oggi, e non da oggi, visto il periodo festivo in cui dovremmo essere tutti più buoni, torno a parlare del suicidio-omicidio demografico italico, che si potrà risolvere col tempo solo riconoscendo il valore economico del lavoro domestico e quindi promuovendo la cultura della vita dando uno stipendio alle madri italiane che per scelta decidono di mettere al mondo un figlio e di occuparsi di lui e della famiglia a tempo pieno.
La denatalità è un’emergenza nazionale e il governo, pur parlandone, non se ne rende conto.
La crisi demografica, che colpisce in modo particolare l’Italia e più in generale l’Europa, ha prodotto una popolazione di vecchi e malati (grazie anche alla narrazione C19). E, non ci sarebbe bisogno di dirlo, ma una popolazione che non cresce è una società destinata a declinare sul piano numerico, quantitativo, ma soprattutto sul piano economico per la contrazione della produzione e dei consumi, e non ultimo, sul piano della civiltà, venendo meno coloro che generano la vita e ritrasmettono alle generazioni successive i valori propri della civiltà.
Con lo ‘spot’ sul nulla contenuto nella manovra 2025 di cui accenno sopra, il governo sbeffeggia la serietà della nostra società e la pericolosità del fenomeno.
La promozione della cultura della vita, indipendentemente da cosa ne possa dire o pensare il governo, dal momento che si tratta di un’emergenza, diventa una priorità nazionale. Bisogna, nella maniera più assoluta, favorire la nascita di più figli italiani. E questo, lo si fa soltanto aiutando e-co-no-mi-ca-men-te chi vuole mettere al mondo un figlio. Quindi erogando sostanzialmente veri e seri incentivi alla maternità e alla natalità, dando un vero sostegno alla famiglia (e quando parlo di famiglia non ho bisogno di specificare ‘naturale’). E – non ultimo – garantendo sicurezza lavorativa ai giovani affinché siano messi nella condizione di poter generare serenamente una nuova vita.
Il governo si crogiola spesso con i dati dei cosiddetti ‘nuovi occupati’, ma, siate onesti, chiedete a questi predatori che depredano i contribuenti italiani con lauti stipendi di cui non sono mai contenti, quali e quanti di questi classificati ‘nuovi occupati’ potrebbero mantenere un figlio?
Un dato per tutti e per tutto: in Italia, il costo medio dell’asilo è di 500 euro mese. Chiedete, fatevi dire dal governo quanto i cosiddetti ‘nuovi occupati’ guadagnano mensilmente!
Quindi, governanti da strapazzo, dateci un taglio. Smettetela con la mistificazione e la propaganda, perchè gli italiani non sono tutti analfabeti funzionali. Fate piuttosto qualcosa affinché gli italiani del 2050 vi possano leggere positivamente nei libri di storia. Come? Semplice!
Pensate solo che non è questione di possibilità, ma solo di volontà.
Basterebbe un terzo delle risorse economiche sprecate finora per partecipare a una guerra che non è nostra, non è dell’Europa, non è della Nato – per cui avevamo torto già prima di cominciarla – e stanziare almeno la metà o anche solo un terzo di quei soldi dei contribuenti (che non hanno autorizzato a dichiarare o partecipare a guerre quando sono andati a votare, né mi pare sia stato fatto un referendum in proposito) per dare uno STIPENDIO, si uno stipendio, alle madri italiane che scelgono di occuparsi a tempo pieno dei figli, della famiglia o, in alternativa, concedere dei sussidi alle madri che scelgono di svolgere un’attività professionale fuori di casa per vedere, nel giro di nove mesi, il trend sul cambiamento delle nascite.
Solo questo progetto potrà porre fine all’eccidio-suicidio demografico che ha fatto sprofondare l’Italia agli ultimissimi posti per tasso di natalità nel mondo, provocando il declino della nostra società e accelerando il meticciamento da una parte e il dissolvimento della nostra civiltà dall’altra.
Come dicevo, è solo una questione di volontà, non di possibilità. E la volontà non c’è perché per fare questa ‘rivoluzione demografica’, non serviva il mio suggerimento.
Nel ricordarvi che Arnold Toymbee, diceva più o meno così: “Le civiltà non muoiono per omicidio, ma per suicidio”, vi saluto e mi auguro che il governa passi dalla propaganda all’efficacia.
Armando Manocchia
Condivido in pieno questo articolo le famiglie x crearsi devono avere le condizioni come uno stipendio non da fame ma per viverci tutti
Le donne che scelgono di stare a casa a crescere i propri figli devono avere uno stipendio come se lavorasse in un qualunque posto lavorativo anzi dovrebbe essere ancora di più perché generalmente la donna non conta mai le ore che mette ogni giorno x fare tutto
Se poi lo farà l’uomo perché assieme scelgono così di comune accordo sarà uguale