La morte del generale russo Igor Kirillov a Mosca ci ricorda tristemente quella di Daria Dugina (il cui assassinio per mano vile noi non dimentichiamo e assolutamente non perdoniamo) e quello di altri uccisi nello stesso modo. Lo stesso modus operandi, direbbe l’investigatore nel film, lo stesso intento, la stessa sicurezza di farla franca.
In realtà, questi attentati a volte riescono, a volte no e gli esecutori non sfuggono sempre alla cattura: quello a Sergei Evsyukov, ex capo della colonia penale di Olenivka, nella Repubblica Popolare di Doneck, è riuscito il 9 dicembre con la morte del suo bersaglio ma l’esecutore è stato quasi subito catturato. Non potrà mai godersi i diecimila dollari che l’SBU gli aveva promesso e farà la fine degli assassini del Crocus: sarà una fine meritata.
Stupisce però la facilità con cui gli assassini sono arrivati al generale Kirillov, la cui eliminazione ci ricorda in particolare le uccisioni degli scienziati atomici iraniani, assassinati dal Mossad con piccole cariche di esplosivo nascoste, per esempio, in qualcosa dall’apparenza innocua come una biciletta sotto casa o con una tempesta di proiettili che falciava anche la scorta armata, quando c’era.
Nel caso degli iraniani, si scoprì troppo tardi che la squadra anti-Mossad che aveva il compito di contrastare le iniziative dell’intelligence israeliana era in realtà guidata da un agente israeliano. Lui ed altre 20 persone alla fine sono scappate a Tel-Aviv. Una squadra di 21 persone che faceva esattamente il contrario di quello per cui era stata creata… Normale amministrazione nel mondo dello spionaggio e sarebbe sciocco puntare il dito tenendo il broncio ma ci dovremmo chiedere fino a che punto reggerà la pazienza del Cremlino, visto che ogni sua linea rossa viene puntualmente superata anche quando non è annunciata esplicitamente.
Il generale Kirillov era il comandante delle truppe NBC russe e fin dall’inizio dell’operazione militare speciale in Ucraina era stato incaricato di investigare sui laboratori biologici americani nelle zone russofone ancora sotto il controllo di Kiev. Molti canali Telegram hanno riferito di esperimenti medici su pazienti particolarmente indifesi, per esempio negli ospedali psichiatrici. Lo stesso Kirillov era apparso in numerose conferenze stampa illustrando i risultati delle indagini, mostrando infografiche con foto, nomi e cognomi di scienziati e uomini d’affari Occidentali (leggi: americani) coinvolti in ricerche illecite proprio nei territori occupati del Donbass.
Ma non si uccide un generale russo del livello di Kirillov per coprire degli esperimenti, pur illegali, su semplici psicofarmaci e qualche fallimentare antibiotico di frontiera. Nemmeno se sono stati fatti su russi proprio perché russi. Anzi: non si incarica un generale del livello di Kirillov per indagare su questi fatti che competono più alla procura generale e che la procura generale è perfettamente in grado di portare avanti magari usando i militari come consulenti.
È evidente che Kirillov seguiva un’altra pista, forse più spaventosa ed inquietante: magari qualcosa che aveva a che fare con una seconda “misteriosa quanto improvvisa” pandemia, decisamente più pericolosa del Covid e non trattabile con farmaci immediatamente disponibili. Qualcosa che avrebbe ricondotto di buon grado il gregge occidentale nella psicosi covidiana mentre una parte di esso veniva macellato per salvare l’ambiente.
Il presidente ungherese Viktor Orban si è recentemente lamentato che il suo omologo ucraino Zelens’kyj si è rifiutato di parlargli al telefono, in un altro, disperato quanto inutile, tentativo di Orban di far ragionare quella caricatura di statista che sta sterminando il suo popolo su ordine di Londra e Washington. Ma Zelens’kyj forse ha informazioni che mancano al buon Orban e che lo rendono particolarmente fiducioso sulla futura vittoria NATO-ucraina. Lo spettacolo in mondovisione della sconfitta russa in Siria, il ritiro delle truppe russe dalle loro storiche basi siriane, un ritiro ordinato ma con la coda tra le gambe, deve aver riempito di fiducia Kiev e altre capitali NATO, orientandole verso azioni sempre più audaci.
Durante il Covid, molti (purtroppo non tutti tra noi) sognavano una Norimberga 2 che giudicasse i responsabili dei crimini che stavamo subendo. La storia dei laboratori biologici americani in Ucraina potrebbe costituire un vaso di Pandora che, se scoperchiato, potrebbe portare per davvero ad una Norimberga 2, 3 e 4… tutte assieme.
Ogni volta che il generale Kirillov mostrava in pubblico una delle sue infografiche era come se la Russia dicesse: “Noi sappiamo. Non tutto, ma un po’ più di prima e meno della prossima volta. Ma sappiamo.”.
In Ucraina potrebbe essere successo qualcosa di orribilmente infame negli anni precedenti l’intervento russo e Giustizia attende di compiere il suo legittimo corso.
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Costantino Ceoldo