Armando Manocchia risponde a esternazioni surreali difficilmente commentabili

Armando Manocchia

di Armando Manocchia  – Mi riferisco a quanto esternato da Lillo venerdì 6 dicembre, in qualità di primo esponente di un partito che si propone di tutelare anche l’immagine degli italiani, il quale ha accuratamente scelto di non interpellare il sottoscritto e affrontare l’argomento, prendendosi ampio spazio in modo da propinare al suo pubblico (suo, inteso quanti lo seguono) varie inesattezze e distorsioni in assenza di contraddittorio.

Imbarazzante la raffigurazione macchiettistica e stereotipata nei miei riguardi, finalizzata evidentemente a trasmettere al suo, e soltanto suo, pubblico un’immagine artatamente lesiva della mia immagine e onorabilità.

E’ inquietante come il Lillo abbia impiegato oltre un’ora e venti minuti del suo preziosissimo tempo per evocare una situazione con la quale il sottoscritto non ha nulla a che fare, raccontando inesattezze e confusioni, e coinvolgendo la mia persona in un suo problema con il ‘tre volte bravo’ vignettista Marione.

Con paralleli e ritornelli assolutamente triti e ritriti, vengono imputati a me fatti con cui non ho nulla a che vedere.
Affermazioni infondate sotto ogni profilo, ma che sottintendono la sua acrimonia per un presunto ‘affare sfumato’  imputabile a me e quindi la volontà di vendicarsi con il tentativo di denigrare e ridicolizzare il sottoscritto. Compito davvero immane per chiunque abbia una credibilità come la mia.

Ma, dico io, mai una volta che venissero approfonditi correttamente gli aspetti di una vicenda con la quale io c’entro come i cavoli a merenda o che si potesse guardare, una volta tanto, a contesti a noi molto più affini come quelli di combattere uniti lo stesso nemico.

Duole constatare, ancora, come il Lillo, che si presenta come giornalista italiano e per giunta avvocato, non si dimostri minimamente all’altezza di affrontare vis a vis quello che “allagggente non interessa manco penniente” e che, più che un problema, è soltanto una assenza di comunicazione.

La sua evidente patologia evidenzia come, anche quando si tratta di fatti personali, o che comunque riguardano la sfera privata delle persone – in questo caso due amici e compagni di avventura come loro – si debba scadere pubblicamente nelle offese e nel sensazionalismo più becero. Il tutto, senza alcun riguardo né per le persone come me, grottescamente rappresentate, né per una qualche astratta forma di deontologia professionale che un tempo avevano sia i giornalisti che gli avvocati.

Oltre quindi ad esprimere l’inevitabile rammarico per lo scempio comunicativo – mi riferisco alla dizione della lingua italiana – di un patetico e logorroico soliloquio di cui tutto il suo e soltanto il suo pubblico è vittima, i fatti incontrovertibili sono che il sottoscritto non era e né è in combutta, né in società con nessuno.
Il Marione mi aveva solo proposto di fare con lui un programma, ma non si era progettato assolutamente nulla. Si era soltanto parlato vagamente solo di fare un fantomatico programma.

Io non sapevo e non sono stato informato dell’accordo che vi sarebbe stato tra loro e, quando questo è emerso nei nostri contatti telefonici, non ho fatto altro che esprimere il mio più perentorio diniego al Marione. “Ho detto no, vai avanti tu che a me scappa da ridere”. Il perché lo sanno ormai anche i sassi. E ho ridetto no nel “triangolo che non avevo considerato” nella telefonata intercorsa perché non voglio un partito politico (qualunque esso sia) come sponsor e ancor più perentoriamente ho ribadito il no a un partito politico come editore (qualunque esso sia). Quindi niente contro il presunto sponsor. Nulla contro il presunto editore. Ho ribadito al Marione che non ci sto e lui faccia ciò che crede. Punto e basta.

Repetita juvent: non voglio sostenere in nessun modo, direttamente o indirettamente, e non voglio avere a che fare con partitini e partitelli che, a mio per niente modesto parere, contribuiscono da anni solo a dividere e soddisfare soltanto l’ego conclamato di chi li crea. Mi chiedo se, solo per questo, c’era bisogno di trascinarmi in questa querelle tra i due.

L’invito che faccio ad entrambi – visto che uno è zuppa e l’altro è pan bagnato – e che fino a qualche giorno fa facevate a lingua in bocca, è quello di non trascinarmi in questa ipocrita e becera ‘separazione matrimoniale’.

Vi esorto anche ad accantonare ogni acrimonia tra voi ed evitare di rendervi ancor più ridicoli di quanto non siate già per il vostro infantile comportamento, se non altro per evitare che la cosa possa diventare strumento della propaganda, che non aspetta altro.
Accantonate l’esibizionismo perché così facendo vi è il rischio di mettere in cattiva luce quella categoria di persone che gravita nella parte giusta della storia, categoria che risulta già essere la più controllata e la più denigrata.
Altrimenti, fate come vi pare.

Armando Manocchia