Era arrivata in Italia con l’ambizione di trovare un lavoro e poter dare una svolta alla sua vita. Per lei, 20enne originaria della Romania, Milano era apparsa come un sogno, anche perché uno dei primi posti dove l’avevano accompagnata era un appartamento di viale Buenos Aires. Ma le luci della città nascondevano un amaro destino. Come altre, si era fidata della persona sbagliata. In particolare di un uomo, un suo connazionale di 46 anni che, nel 2018, aveva in mente ben altri progetti per lei. E infatti, una sera, lui è arrivato nell’appartamento e senza troppi convenevoli l’avrebbe stuprata. Costretta a un rapporto completo contro la sua volontà.
La storia è emersa martedì 3 dicembre quando al tribunale del capoluogo lombardo ha preso il via al processo che vede il 46enne rumeno imputato di violenza sessuale e sfruttamento della prostituzione. A denunciare tutto è stata proprio la 20enne che, nel giugno 2018, si è rivolta alla polizia del commissariato Greco Turro. Gli agenti hanno indagato, ricostruendo il rapporto fra i due.
La ragazza era sicuramente dedita al mercato del sesso. I poliziotti ne avevano trovato conferma dopo un blitz nell’appartamento in cui viveva. Lei era stata obbligata a spostarsi in un appartamento di viale Monza dove, insieme a un’altra ragazza, è stata costretta a vendere il proprio corpo. La corrispondenza fra il locale indicato dalla donna e le foto presenti sugli annunci online delle escort a Milano non lasciava dubbi. Come per la polizia non ci sarebbero stati dubbi sul fatto che l’uomo sfruttava la donna, anche perché il contratto di affitto di quella che era stata trasformata in una casa del sesso, era proprio a nome dell’imputato.
Dalle indagini è poi emerso come lui avesse violentato la 20enne non solo per il suo piacere personale ma anche come mezzo di annichilimento della 20enne. Una sorta di barbaro rito di passaggio per quello che lei avrebbe dovuto sopportare da lì in avanti. Almeno fino a quando non si è rivolta alle forze di polizia, per denunciare non solo la violenza ma anche un giro di prostituzione che, ne è convinta la polizia, faceva riferimento al rumeno. Tanto che nella scorsa udienza, un funzionario di polizia, ascoltato come teste, ha confermando come sul cellulare e sul computer dell’uomo siano state trovati elementi a sostegno del suo coinvolgimento nel racket del mercato del sesso a pagamento.
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