Il Professore torna a parlare di politica ma, come spesso accade, l’ideologia prende il sopravvento sull’obiettività
di William Zanellato – In occasione della presentazione del suo nuovo libro, scritto a quattro mani con Massimo Giannini, l’ex premier Romano Prodi bacchetta solo a destra. Prima tira in ballo Giorgia Meloni e il Ventennio fascista e poi, a stretto giro, nel mirino finisce anche Donald Trump e la nuova amministrazione americana. In ultima istanza un grande classico del repertorio prodiano: l’assalto a Silvio Berlusconi e alla sua memoria.
Ma andiamo con ordine. La presentazione del nuovo saggio Il dovere della speranza è l’occasione perfetta per pungolare il governo Meloni. In primis, sul rapporto solido tra l’esecutivo italiano e l’amministrazione Usa. “Perché l’establishment americano adora Meloni? Perché obbedisce. Gli ex fascisti per far dimenticare che sono ex fascisti ne fanno di tutti i colori”, attacca Prodi. Una sola frase per un duplice insulto: il primo alla leader di FdI, dipinta ancora come un’ex fascista, e il secondo all’intera compagine di governo costretta a “obbedire” alle volontà americane.
#Prodi attacca la Meloni:
“Gli USA la amano perché obbedisce”.
A Napoli si dice:
“TU si n’omm e cioccolato. pic.twitter.com/cm9EjJhPvm— Roberto Avila (@avila92796) December 4, 2024
Ma non basta. Per rimanere oltreoceano ribadisce
“L’America è stata sempre divisa ma funzionava l’ascensore sociale, ora non funziona più. E c’è una grande divisione tra colti e incolti. Dentro l’università erano tutti per Harris ma fuori tutto per Trump. L’accoppiata Trump-Musk ha saputo creare un sogno americano per il futuro, cosa che l’Europa non riesce a fare. Il problema in Europa è andare d’accordo e creare un sogno o almeno una prospettiva. Divisi scivoliamo nel nulla e Trump dividerà tutto fetta per fetta e se ci riesce non conteremo più nulla. Per questo serve l’esercito comune europeo, serva difesa comune, serve superare i veti”.
Ma il vero piatto forte, come spesso accade a Prodi, arriva quando si parla dell’eterno avversario Silvio Berlusconi. A domanda secca, Prodi è un fiume in piena.“Berlusconi è stato il maestro di Donald Trump?”, gli domandano. E il Professore senza esitare risponde: “Sì lo penso veramente, tutti i tipi di atteggiamenti sono molto simili”. Poi, però, la considerazione politica esce dai binari della razionalità: “Io scherzosamente faccio questa considerazione: l’Italia è un piccolo Paese ma Mussolini è maestro di Hitler, Berlusconi di Trump, i 5 Stelle insegnano questo strano populismo e ora addirittura insegniamo i governi tecnici ai francesi”.
Stabilito questo parallelismo storico azzardato, Prodi se la prende perfino con la decisione di intitolare l’aeroporto di Malpensa a Berlusconi. “Dopo questo può capitare di tutto, do un giudizio negativo. Spero che a me – ironizza – dedicheranno una rotonda così non si scoccia nessuno”.
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