Da un tentato omicidio in Oltrepo pavese, i carabinieri hanno smantellato un giro di spaccio di droga che veniva effettuato capillarmente nelle campagne e nei casolari abbandonati della zona di Broni. Su esecuzione di un’ordinanza del gip di Pavia, il 2 dicembre 10 persone sono finite in carcere: 7 marocchini e 3 egiziani, residenti tra Vigevano, Parona e Milano. Alcuni di loro si trovavano già in stato di reclusione.
Il tentato omicidio era avvenuto il 26 aprile 2022. Dopo avere rubato l’auto alla vittima, Mohamed D., 4 persone lo avevano convinto a seguirli in una frazione di Broni, spiegandogli che gli avrebbero restituito la vettura. Successivamente avevano sparato contro di lui almeno 4 colpi di fucile, colpendolo a entrambe le gambe e ferendo anche l’amico che lo aveva accompagnato all’incontro.
La fuga sui tetti e l’arresto in spiaggia
Le successive indagini avevano portato, a luglio, a catturare 3 dei 4 responsabili, ‘stanati’ in un appartamento di Parona e arrestati dopo una rocambolesca fuga sui tetti della cittadina del Vigevanese. Nel blitz era stato catturato anche un complice di spaccio, non accusato del tentato omicidio. Il quarto uomo era stato invece preso qualche settimana più tardi, mentre prendeva il sole sulla spiaggia di Fiumaretta, frazione di Ameglia, in provincia della Spezia.
Le indagini avevano fatto emergere che i responsabili del gesto gestivano zone di spaccio sia nell’area di Broni, sia in quella di Luino, nel Varesotto, anche in quel caso con l’uso di armi e intimidazioni per controllare il territorio, tanto che avevano quasi staccato un orecchio a un “concorrente” dopo averlo a lungo torturato. E anche quella di Broni non era stata l’unica aggressione di cui gli spacciatori erano ritenuti responsabili.
Il giro di spaccio
Il lavoro dei carabinieri è poi proseguito, arrivando a ricostruire l’attività di spaccio di droga nonché le intimidazioni “correlate”. Ascoltando qualcosa come 22mila conversazioni intercettate, gli investigatori hanno definito sia i luoghi esatti di spaccio, sia il giro d’affari, sia il modus operandi. Gli acquirenti delle sostanze prendevano accordi telefonici con la banda per darsi appuntamento soprattutto al margine di alcune strade provinciali, in prossimità di punti che cambiavano di volta in volta per non attirare troppo l’attenzione dei lavoratori nei campi agricoli.
Tra questi, alcuni punti di riferimento erano “Casa Storini”, vicino alla sede di un’azienda, il boschetto vicino a un cimitero, la “Casettina della Notte” e altri casolari. Gli spostamenti venivano effettuati usando le auto intestate ai 3 egiziani arrestati, tutti regolari sul territorio e apparentemente non coinvolti nell’attività di spaccio, e che ricevevano un compenso in denaro, ma talvolta anche le auto degli acquirenti, che invece ricevevano in cambio alcune dosi gratis per uso personale.
Il giro di spaccio era piuttosto ingente: il guadagno giornaliero era di circa 3mila euro, con un tariffario che prevedeva 10 euro al grammo per l’hashish, 20 euro al grammo per l’eroina e 70 euro al grammo per la cocaina.
Gli arrestati rispondono di vari reati: oltre allo spaccio di droga, anche la detenzione e porto abusivo di armi e munizioni, l’estorsione, la ricettazione e le lesioni personali.
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