Sanità: lo specchietto degli incrementi nominali

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di Daniele Trabucco – La tutela della salute, che il comma 3 dell’art. 117 della Costituzione vigente affida alla potestá legislativa ripartita tra lo Stato e le Regioni a Statuto ordinario, rappresenta uno dei settori piú importanti e piú delicati di una manovra di bilancio. Pur nel rispetto delle diverse attribuzioni, sul piano statale é da quindici anni che si assiste ad un lento declino del servizio sanitario nazionale rispetto al rapporto spesa sanitaria/PIL.

Il Governo della Repubblica parla di aumento con toni trionfalistici: secondo il disegno di legge di bilancio, approvato dal Consiglio dei Ministri, il fondo nazionale per la sanitá raggiungerá 136.533 milioni nel 2025, € 140.595 milioni nel 2026 e € 141.131 miliardi nel 2027. Tuttavia, le cifre presentate indicano solo un incremento cumulativo. Non ci sarà, in concreto, alcun rilancio progressivo del Fondo sanitario nazionale, diversamente da quanto sostiene il Presidente del Consiglio dei Ministri pro tempore e la sua classe politica che si limita a ripetere rapsodicamente il copione previsto.

Infatti, da una parte, una quota delle risorse incrementali, a decorrere dal 2028, dovrà essere accantonata per i rinnovi contrattuali del triennio 2028/2030, dall’altra siamo in presenza di stanziamenti del tutto insufficienti rispetto al PIL: la spesa sanitaria scende al 6,04% nel 2025, al 6,03% nel 2026 e al 5,91% nel 2027.

Detto diversamente, Giorgia Meloni, quando parla di “stanziamento record” per la storia d’Italia in materia sanitaria, fa riferimento unicamente a risorse espresse in termini nominali le quali non tengono conto né dell’inflazione, né del potere d’acquisto nel tempo (come dimostra il grafico in foto elaborato dall’Universitá Cattolica di Milano).

Nonostante la sanità pubblica sia oggi la vera emergenza del Paese, le scelte politiche rimangono inesorabilmente in linea con quelle degli ultimi 15 anni: tutti gli Esecutivi hanno definanziato il SSN e nessuno è stato in grado di elaborare un piano di rilancio del finanziamento pubblico, accompagnato da una coraggiosa stagione di riforme per ammodernare e riorganizzare la più grande opera pubblica del Paese, quel SSN istituito con la legge ordinaria dello Stato n. 833/1978 (era in carica il Governo Andreotti IV), funzionale a tutelare la salute di tutte le persone. Meglio, allora, la finta autonomia e il “non premierato”.

Prof. Daniele Trabucco – Costituzionalista

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