di Armando Manocchia – Il governo protempore darà una mancia, un Bonus, un’indennità economica da 1.000 euro alle famiglie che metteranno al mondo un figlio. Non illudetevi, non la darà al mese come invece dovrebbe, per invertire la tendenza al suicidio etnico, ma una tantum.
La condizione è presentare un ISEE non superiore a 40mila euro. Quindi, si potranno partorire solo bambini “poveri” che, secondo uno studio recente, resteranno poveri a vita. Pare quasi vietato alle famiglie ricche e/o benestanti di mettere al mondo dei figli.
Ebbene, il Bonus Bebè ritorna, riveduto e corretto nella Legge di Bilancio e dal 2025 e non si chiamerà “Carta per i nuovi poveri”, ma come vuole il politicamente corretto, “Carta per i nuovi nati”.
Francesco, il Capo di Stato Vaticano, dà consigli per risolvere il crollo demografico invocando l’arrivo di altri migranti. Sembra dire: “Importate figli già fatti, anzi già adulti. Servono i nuovi schiavi”.
Tanto è vero che li considera come un ‘prodotto’, che ha dichiarato: “Oggi tanti Paesi hanno bisogno dei migranti. L’Italia non fa figli, non fa figli. L’età media è di 46 anni. L’Italia ha bisogno dei migranti “maestri di speranza“, che non si arrendono “anche quando trovano chiusure e rifiuti” e deve accoglierli, accompagnarli, promuoverli e integrarli. Dobbiamo dire questa verità”.
La verità, caro Francesco e, visto che ci siamo, anche cara Meloni, è che già 12 anni fa (ed era già tardi allora) noi comuni mortali proponevamo uno stipendio alle madri italiane che avessero scelto di occuparsi a tempo pieno dei figli, della famiglia e della casa per incrementare la natalità degli italiani.
Già 12 anni fa proponevamo di liberare l’Italia dall’olocausto demografico e lo proponevamo da un lato riconoscendo il valore economico del lavoro domestico e dall’altro, promuovendo la cultura della vita.
Già 12 anni fa consideravamo la denatalità un’emergenza nazionale. E facevamo queste banali proposte per cominciare a contrastare la crisi demografica che colpisce in modo particolare l’Italia e, più in generale, anche l’Europa.
Una popolazione che non cresce è una società destinata al declino non solo sul piano quantitativo, ma anche sul piano economico per la contrazione sia della produzione che dei consumi, e non ultimo anche sul piano della civiltà venendo meno coloro che ritrasmettono alle generazioni successive i valori propri della civiltà.
Ma se al posto della promozione della cultura della vita, si favorisce la cultura della morte, se invece di favorire la nascita di più figli italiani, dando più incentivi alla maternità, dando più sostegno alla famiglia naturale, dando più sicurezza lavorativa ai giovani affinché siano messi nella condizione di poter generare nuova vita, si continuano a favorire gli esodi, le deportazioni e l’immigrazione di persone che nulla hanno a che vedere con la nostra cultura, civiltà e identità, come si può pensare ad una inversione di tendenza?
Come pensate che un uomo e una donna possano mettere su famiglia quando nessuno dei due lavora o lavora soltanto uno dei due e magari ha anche un lavoro precario e a tempo determinato? Come faranno a pagare, oltre alle spese ordinarie, anche una retta dell’asilo di 400-500-600- anche 800 euro al mese?
Ditelo chiaramente che parlate solo per dare aria alla bocca. E’ la volontà che manca. Punto.
Ditelo che quello che vi preoccupa è che un figlio costa in media al Pianeta ben 58,6 tonnellate di anidride carbonica all’anno e che in termini di emissioni equivale alla combustione di circa 24 tonnellate di carbone. E’ ovvio che nelle 58,6 tonnellate di CO2 all’anno si considerano anche i figli, i nipoti e così via, che quel bambino in più “produrrà” nel tempo in un paese ad alto reddito.
E ditelo che “non c’è alcun miglioramento generale della felicità quando si hanno figli e che è scioccante per la maggior parte delle persone”. Ditelo che in effetti, per la maggior parte delle coppie, avere figli è una sorta di “penalità alla felicità” che spesso viene attribuita alla mancanza di sonno, di tempo e denaro, che, a sua volta, può dipendere da cose come il reddito e la fase della vita dei genitori. Non a caso il “calo di felicità” dopo l’arrivo di un figlio è meno evidente in paesi in cui sono disponibili servizi di assistenza all’infanzia più economici o addirittura gratuiti.
Ditelo che più figli ha una coppia, minore è la soddisfazione coniugale. E della rilevanza cruciale del denaro nella questione dei bambini ne vogliamo parlare? In assenza di problemi economici, avere figli rende le persone più felici. Oltre al fatto che è difficile anche per le donne più in forma ritornare allo stesso livello di prima dopo aver avuto un bambino e che più di 1 madre su 10 soffre di depressione postnatale entro un anno dal parto e la stessa percentuale di future mamme soffre di depressione prenatale.
Ma un figlio è tutto. E’ la vita. E’ l’amore. Non è forse vero?
Quindi, al fine di porre un argine all’eccidio-suicidio demografico, che ha fatto sprofondare l’Italia agli ultimissimi posti per tasso di natalità nel mondo, provocando il declino della società autoctona e accelerando il dissolvimento della nostra civiltà, anche in considerazione dell’effettiva valenza economica del lavoro domestico, perché il governo Meloni, il dovere dello Stato, non riconosce il diritto delle madri e l’opportunità strategica di corrispondere uno stipendio alle madri italiane che scelgono di occuparsi a tempo pieno dei figli, della famiglia, della casa o in alternativa di concedere dei sussidi alle madri che scelgono di svolgere un’attività professionale fuori di casa?
Quindi caro Francesco, bisogna promuovere la cultura della vita che s’ispira alla ragione e al sano amor proprio e noi siamo contrari all’immigrazione come sostituzione della popolazione o alle ideologie che negano la promozione della vita, come l’aborto, l’eugenetica, l’eutanasia e il matrimonio omosessuale, pur nel rispetto della dignità e della libertà di ciascuna persona.
Armando Manocchia