Come spesso si sente dire quando si parla di Ilaria Salis, un imputato dovrebbe difendersi nel processo e non dal processo
di Francesca Galici – Grazie al blitz elettorale di Avs, e a 170mila italiani che le hanno dato il suo voto, colei che oggi siede comodamente in uno scranno dell’Europarlamento si può difendere dal processo. Lo status di europarlamentare le conferisce di diritto l’immunità parlamentare, a meno che non le venga revocata come richiesto dall’Ungheria. Una prospettiva che terrorizza Salis, tanto che da appena messo piede all’interno dell’europarlamento, non appena torna in auge l’argomento, è pronta a lanciare appelli per chiedere di mantenere lo status.
E ora, in suo soccorso, è scesa la tedesca Carola Rackete, secondo la quale l’immunità parlamentare a Ilaria Salis dev’essere garantita e preservata solo perché l’eurodeputata italiana si dichiara “antifascista”.
“Gli antifascisti vanno tutelati”, scrive l’ex capitano della nave Ong dei migranti, Carola Rackete, con tanto di punto esclamativo, nel suo post social a difesa della collega. Entrambe fanno parte del gruppo parlamentare The Left, compagine più a sinistra di tutto il gruppo parlamentare. In base a una sorta di diritto acquisito secondo il quale, a prescindere, un antifascista non dev’essere sottoposto a giudizio, nemmeno nel caso in cui in capo a lui, in questo caso a lei, ci siano gravi accuse, Rackete pretende che all’Ungheria non venga permesso di effettuare il processo all’italiana.
“Orbán vuole che venga tolta l’immunità a Ilaria Salis. Se avrà successo, il nostro collega del gruppo dovrà affrontare un caso giudiziario che non sarebbe giusto”, prosegue Rackete. “L’Ungheria non è uno Stato costituzionale ed esercita la giustizia politica contro gli antifascisti. Anche l’attivista tedesca Maja T. è ancora detenuta a Budapest nelle condizioni più avverse”, si legge ancora fino all’appello finale: “Chiediamo il rimpatrio di Maja T. e la preservazione dell’immunità di Ilaria! Siamo solidali con tutti gli antifascisti”.
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Certo non stupiscono le parole di Carola Rackete, che è arrivata perfino a speronare una motovedetta della Guardia costiera italiana per ormeggiare quella che ai tempi era la sua nave, la Sea-Watch 3, pur di sbarcare i migranti nonostante il divieto che le era stato in quel momento imposto dalle autorità.
In nome dell’antifascismo pare che tutto sia concesso e che proprio per questo non si possa essere processati. D’altronde, per citare un altro esponente del pensiero antifascista, “è giusto picchiare i neonazisti”.
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