Rivolta carcere minorile Torino, provvedimento disciplinare per 4 poliziotti “non si sono attivati adeguatamente”

polizia penitenziaria

Tre agenti e un ispettore della polizia penitenziaria, che nella serata dello scorso 1 agosto 2024 e la notte successiva intervennero per sedare la rivolta nel carcere minorile di via Berruti e Ferrero a Torino, hanno ricevuto nei giorni scorsi, a fine ottobre 2024, dei procedimenti disciplinari per “non essersi attivati adeguatamente” in quella circostanza. A denunciarlo pubblicamente è l’Osapp, sindacato di polizia penitenziaria, per voce del segretario generale Leo Beneduci che si dichiara indignato dall’accaduto. Quella sera, tra l’altro, erano in servizio nove poliziotti, di cui sei avevano appena 20 giorni di servizio.

“I disordini avvenuti rivelano una verità brutale – attacca Beneduci -: il personale di polizia penitenziaria viene sistematicamente sfruttato, criminalizzato e abbandonato. Lo sfruttamento ha raggiunto livelli che distruggono non solo la dignità degli operatori ma compromettono la sicurezza degli istituti, dove i servizi ordinari vengono accorpati. La realtà è cruda e inaccettabile: gli agenti che hanno sventato una rivolta e scongiurato evasioni o incidenti ai ristretti, rischiando la propria vita, si ritrovano sul di fronte alla commissione disciplinare invece che premiati. Questo è il paradosso di un’amministrazione che volta le spalle ai suoi uomini. Tra l’altro i sei giovani sono stati mandati allo sbaraglio e rimarranno traumatizzati per l’intera carriera”.

Secondo Beneduci, le parole utilizzate dall’amministrazione penitenziaria “suonano come uno schiaffo a chi ha messo a rischio la propria vita per mantenere l’ordine. Questo sistema perverso sta distruggendo il corpo di polizia penitenziaria. Gli agenti, terrorizzati dalle conseguenze disciplinari, non possono più agire quando serve. La paura di ritorsioni paralizza chi dovrebbe invece poter intervenire con decisione”.

Per questo l’Osapp esige “il ritiro immediato delle contestazioni disciplinari e la revisione radicale dell’organizzazione del lavoro oltre al riconoscimento formale del coraggio dei nostri agenti. Basta con questa farsa, il sacrificio dei nostri agenti non può più essere calpestato. L’amministrazione si assuma le sue responsabilità invece di scaricare sui suoi uomini il peso dei propri fallimenti”, conclude il segretario generale.
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