CAGLIARI – Tonnellate di rifiuti speciali. Decine – oltre cento, di sicuro – di carcasse di auto bruciate sulla cui provenienza non ci sono certezze. E roghi, a cadenza quasi quotidiana. L’ultimo ieri: sono stati bruciati degli pneumatici e solo l’intervento dei vigili del fuoco, l’ennesimo in quel posto, ha evitato l’ulteriore propagazione. Ma il fumo nero, e la diossina, hanno viaggiato nell’aria.
In giornalese comune si può definire “bomba ecologica” il campo rom a ridosso della Statale 387, in territorio di Selargius e a due passi da quello di Settimo. Ma è esplosa e gli effetti della deflagrazione continuano ad ampliarsi. Lo dimostrano le immagini realizzate con un drone questa mattina: lo scenario è inquietante.
Gli incendi e le loro conseguenze li conoscono bene i residenti della zona, che quasi quotidianamente hanno a che fare con le nubi di fumo nero e con la loro puzza. Come è risaputo che in quell’area si viva – un centinaio gli abitanti, circa una trentina i bambini – una condizione di degrado ambientale e sociale oltre il limite della tollerabilità. I sindaci di Selargius Gigi Concu e di Settimo San Pietro, Gigi Puddu, sono perfettamente a conoscenza della situazione. Nel maggio scorso ne hanno parlato in un vertice in Prefettura: era emerso che sarebbe disponibile un milione di euro per la bonifica – poca roba – ma la priorità è la ricollocazione degli occupanti.
«Questo», aveva avvertito il primo cittadino di Selargius, «è un problema che non può essere risolto da un Comune. Questa è una situazione di grande rilevanza, soprattutto sociale, che va affrontata da Regione e Stato: è drammatica e piena di rischi». L’incontro in piazza Palazzo era diventato urgente dopo che le fiamme, appiccate per chissà quale motivo, avevano raggiunto la Statale.
La stessa strada percorsa ogni giorno da migliaia di automobilisti che si muovono tra Cagliari, hinterland e Parteolla. Da lì si intuisce il disastro ambientale. Una vista dall’alto toglie ogni dubbio.
Enrico Fresu – www.unionesarda.it