Si è chiusa con un patteggiamento e 46 rinvii a giudizio l’udienza preliminare per l’inchiesta partita dopo il crollo del ponte Morandi
Si è chiusa con un patteggiamento e 46 rinvii a giudizio l’udienza preliminare per l’inchiesta partita dopo il crollo del ponte Morandi (14 agosto 2028, 43 vittime). Dopo la tragedia gli investigatori avevano scoperto falsi report sullo stato dei viadotti, le barriere antirumore pericolose. Nell’indagine bis era confluito anche il crollo della galleria Bertè in A26 (30 dicembre 2019) e il mancato rispetto delle norme europee per la sicurezza nei tunnel.
La procura aveva proposto 12 patteggiamenti, ma solo uno ha concordato con i pm una pena a cinque mesi e 10 giorni. Tra gli imputati l’ex Ad di Aspi Giovanni Castellucci, gli ex numeri due e tre di autostrade per l’Italia Paolo Berti e Michele Donferri Mitelli e Stefano Marigliani, ex direttore di tronco della stessa azienda, tutti imputati al processo sul crollo del viadotto Morandi.
Le accuse, a vario titolo, sono falso, frode, attentato alla sicurezza dei trasporti, crollo colposo. Archiviato il reato di omissione di atti d’ufficio. Secondo gli investigatori della guardia di finanza, coordinati dai pm Stefano Puppo e Walter Cotugno, i tecnici di Spea ammorbidivano i rapporti sullo stato dei ponti per evitare i lavori. Era stato scoperto, inoltre, che le barriere fonoassorbenti montate su alcuni tratti autostradali erano difettose e si erano staccate causando problemi agli automobilisti. Uno degli indagati aveva anche detto al telefono che erano “attaccate con il Vinavil”. Il processo inizierà il prossimo 8 gennaio.
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