Processo Eni-Nigeria, pm condannati. Il commento di Palamara

scandalo procure caso Palamara

“Nel processo Eni- Nigeria, dove si parla di una maxi tangente che secondo l’accusa era stata pagata per ottenere la gestione dei pozzi di petrolio in Nigeria, alcune chat di uno dei testimoni contro Eni dalle quali si evince raccontasse il falso, non sono state depositate. Ma questa storia mostra un problema di fondo: le carriere devono rimanere unite o devono essere separate?” così Luca Palamara commenta la sentenza Eni-Nigeria nel programma Cinque Notizie condotto da Gianluca Fabi, direttore delle news di radio Cusano Campus.

“Il problema-prosegue Palamara- è capire come e in che modo i diritti della difesa vengano garantiti sia nelle indagini che nel dibattimento. Uno dei temi fondamentali-sottolinea- è che l’organo terzo, imparziale come il PM, non deve agire non tenendo conto degli elementi favorevoli all’imputato”.

E continua “la tesi di chi non vuole la separazione delle carriere dice che il PM è terzo e imparziale e tiene conto degli elementi favorevoli all’imputato. Ma questa storia nello specifico ci dice che se il PM parte con un’idea questa si trascina per tutto il processo con il rischio di stravolgerne il corso. Non sempre è così ovviamente-chiarisce Palamara- ci sono PM che svolgono il processo con terzietà, senza innamorarsi delle tesi accusatorie.

Altre volte, viceversa, succede che il PM cerchi comunque di ‘vincere il processo’, usando un’espressione brutta. E sono tante le occasioni nella storia giudiziaria italiana in cui questo è avvenuto. Poi con il tempo, l’esperienza e la maturità lo si supera perché poi bisogna ragionare anche nell’ottica di chi è sottoposto nella vicenda penale”.

E tornando alla separazione delle carriere “l’obiezione-spiega Palamara- è che con la separazione delle carriere si potrebbe creare una figura tipo avvocato dell’accusa, che rischia di appiattirsi sulle posizioni della polizia giudiziaria, ma se mettiamo sulla bilancia entrambi le situazioni, comunque deve prevalere il diritto di difesa. Le nuove generazioni di magistrati-conclude- devono liberarsi da tutti i dibattiti pregressi e capire gli errori che sono stati fatti. Anche io quando ero a capo dell’Associazione Nazionale Magistrati dicevo che andava tutto bene. Ma sbagliavo”, conclude l’ex magistrato Luca Palamara.

Ufficio Stampa radio Cusano Campus