Due persone accusate di blasfemia uccise in Pakistan in pochi giorni dalla polizia. Abdul Alì, un musulmano di 52 anni della provincia del Baluchistan è morto il 12 settembre durante uno scontro a fuoco a Mirpurkhas. Dopo di lui, a distanza di meno di una settimana, è stata la volta di Shah Nawaz, medico 32enne, prelevato all’ospedale della provincia di Sindh e deceduto in una sparatoria, circondato dalle forze dell’ordine.
Oltre agli omicidi extragiudiziali, un tribunale dell’Agenzia federale di investigazione (Aif) di Rawalpindi ha condannato a morte una donna cristiana, Shagufta Kiran, dopo averla riconosciuta colpevole di blasfemia. La sentenza è giunta oltre tre anni dopo il suo arresto, avvenuto il 29 luglio 2021, per aver partecipato a una discussione su temi religiosi all’interno di un gruppo WhatsApp denominato “Pure Discussion”.
Il codice penale al comma 295-C punisce il vilipendio al Corano e al suo profeta Maometto con la morte o l’ergastolo. Tuttavia, la blasfemia è spesso usata per fabbricare false accuse e giustificare degli autentici linciaggi, spesso motivati da rivalità commerciali e controversie personali.
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