“Ti ammazzo e poi ti faccio a pezzi”, bengalese picchia la figlia 13enne per farla sposare

segregata in casa

“Nostra figlia voleva continuare a studiare, ma per mio marito sarebbe dovuta tornare nel nostro Paese di origine per sposarsi con il ragazzo a cui era stata promessa. Veniva picchiata e minacciata, il padre le diceva che non appena avrebbe compiuto 14 anni l’avrebbe mandata in Bangladesh”. Mette in fila i ricordi la donna di 45 anni che, di fronte al giudice del tribunale di Roma, racconta i maltrattamenti e le violenze che lei e i suoi figli (uno dei quali disabile) avrebbero subito per anni dal marito. Ad attenderla, fuori dall’aula, la ragazza ormai sedicenne e che secondo il padre finito a processo avrebbe dovuto lasciare la scuola per un matrimonio combinato. L’adolescente non ce la fa ad ascoltare il racconto della madre, che con l’aiuto di un interprete risponde alle domande del pm, degli avvocati e del collegio.

“Ci siamo sposati nel 2022 – ricostruisce la donna – e nel 2015 l’ho raggiunto in Italia. All’inizio avevamo un buon rapporto, poi ha cominciato a comportarsi male. E ogni volta che chiedevo dei soldi, anche solo per comprare da mangiare o per dei vestiti, iniziavano i litigi. Mi ha picchiata con calci e pugni e persino con un bastone”.

La pm Stefania Stefanìa contesta all’uomo, nato nel 1979, i reati di maltrattamenti e lesioni. Le carte giudiziarie parlano di “contegno dispotico e violento” nei confronti dei familiari, a cui – dopo le botte – avrebbe anche impedito di ricevere le cure mediche. E poi le minacce, terribili. Diceva che li avrebbe “uccisi tutti e fatti a pezzi, tanto che non li avrebbero più trovati”.

La donna avrebbe anche provato a confidarsi con il fratello e proprio per questo il marito l’avrebbe poi obbligata a rompere i rapporti. Il 3 febbraio del 2022, sotto minaccia, è stata costretta a partire per il Bangladesh, ma una volta tornata a Roma si è accorta che l’uomo si era completamente disinteressato dei figli. Quindi la richiesta di qualche soldo per aiutare il figlio malato e le nuove presunte violenze – stavolta nel ristorante del marito.

Quello instaurato dall’uomo e descritto dagli investigatori sarebbe stato “un sistema di vita familiare abitualmente doloroso e pericoloso”, che costringeva le vittime “ad allontanarsi più volte” da casa. A salvarli sono stati la procura di Roma e i poliziotti del commissariato Sant’Ippolito. Madre e figlia, assistite dall’avvocata Simona Filippi, nel febbraio del 2022 sarebbero state picchiate con una prognosi di 25 giorni ciascuno. Schiaffi, strattonamenti, percosse al volto. Un clima teso. Il promesso sposo della ragazza, anche lui 16enne, l’avrebbe anche minacciata di pubblicare presunte foto intime se lei non fosse andata in Bangladesh a sposarsi.
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