Ancona, bengalese tiene la moglie segregata per 10 anni

velo islamico

L’ha tenuta segregata in casa per dieci anni, l’ha picchiata, l’ha minacciata, lavo leva persino rispedire a Dacca (manco si trattasse di un pacco postale o di un reso su Amazon) per “scambiarla” con la seconda moglie che, forse, lui, un uomo violento originario del Bangladesh ma con una casa ad Ancona, nelle Marche, preferiva. Peccato (anzi: per fortuna, per la moglie, anch’essa straniera) che lei sia riuscita a scappare in Toscana.

Ce l’ha fatta a fuggire di casa, in treno, dopo quei soprusi sia fisici che morali. Ed è proprio qui, nel momento in cui l’uomo ha sporto regolare denuncia per la sua scomparsa, che è venuta a galla ogni cosa. I fatti sono del 2022, ma solo in questi giorni si sta svolgendo il processo per maltrattamenti in famiglia a carico dell’uomo: martedì la donna è stata ascoltata in tribunale e ha raccontato ciò che ha subito.

Una storia fotocopia, di quelle che si leggono sempre più spesso: iniziata nel 2015 con l’arrivo di entrambi in Italia e con lei che doveva cucinare e prendersi cura e sbrigare le faccende domestiche per una decina di uomini. Di uscire, non se ne parlava. Di imparare l’italiano, men che meno. In compenso riceveva calci e pugni, tirate di capelli e colpi dietro la schiena o sulla pancia. Prigioniera in casa sua, senza soldi e senza nemmeno sapere di un secondo matrimonio, in Bangladesh, di quel marito con vizio di alzare le mani (è stato proprio quando, a distanza di qualche mese, lei è venuta a conoscenza della sua bigamia che sono cominciati i litigi).

Lui avrebbe persino tentato di avvelenarla, facendole bere con l’inganno un cocktail di medicine che, tuttavia, l’hanno portata dritta dritta all’ospedale: dove, di nuovo, di referti neanche l’ombra, nel senso che i medici (ovviamente) li hanno scritti ma lui non le ha consegnato mai nemmeno un foglietto con una ricetta.
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