Germania contro il piano Draghi da 800 miliardi l’anno: “No al debito comune”

Draghi

UE, il piano di Draghi non piace ai Paesi Frugali: secco “no” da parte di Germania, Olanda, Austria, Svezia e Danimarca

Mario Draghi ieri ha presentato il suo piano per la competitività dell’Europa e ha detto chiaramente che il “declino è già iniziato”. Serviranno per l’ex Bce almeno 800 mld all’anno per risollevare l’Ue. Ma il suo report ha già suscitato polemiche e prese di posizione forti. Come quella della Germania, il ministro delle Finanze tedesco Christian Lindner ha detto chiaramente: “Con il debito comune dell’Ue non risolveremo nessun problema strutturale: le sovvenzioni non mancano alle imprese. Sono vincolati dalla burocrazia e dall’economia pianificata”.

Non è un mistero – riporta Il Corriere della Sera – che per i Paesi Frugali, Germania e Olanda in testa, ma anche Austria, Svezia e Danimarca, gli eurobond restino un tabù. Si spiega così la cautela della presidente von der Leyen su questo punto.

La presidente della Commissione Ue ha promesso una semplificazione burocratica con un commissario dedicato, investimenti in difesa e un commissario ad hoc, un’industria decarbonizzata ma competitiva, l’impegno a creare le condizioni per sviluppare le competenze digitali, investimenti in innovazione e riduzione delle dipendenze nelle materie critiche. Non è ancora chiaro – prosegue Il Corriere – quanto potranno cambiare le regole della concorrenza, che per Draghi devono essere attualizzate allo scenario globale. Il timore, dunque, è che la parte più coraggiosa del rapporto non veda un seguito per l’opposizione dei Paesi Ue, che sono parte determinante nel procedimento decisionale.

“Mi auguro che il rapporto non finisca in un cassetto”, ha commentato il commissario all’Economia Gentiloni, sottolineando che avere 7-800 miliardi di finanziamento “è difficile da realizzare, però se non abbiamo questa ambizione penso che rischiamo parecchio”.

Un altro punto delicato riguarda le riforme istituzionali e il metodo decisionale, specie il superamento del voto all’unanimità su alcuni temi così come l’idea di procedere con la cooperazione rafforzata tra i Paesi Ue più “volenterosi” o trattati intergovernativi. L’attuazione delle misure contenute nel rapporto Draghi contribuirà a dare la misura del successo politico del secondo mandato di von der Leyen.  www.affaritaliani.it