È morta Rebecca Cheptegei, la maratoneta ugandese che era stata data alle fiamme dal fidanzato durante una lite domenica scorsa. Ad annunciare la morte dell’atleta è stato Donald Rukare, presidente del Comitato olimpico ugandese. “Possa la sua anima gentile riposare in pace – ha scritto in un post su X -. Condanniamo fermamente la violenza contro le donne. Questo è stato un atto codardo e insensato che ha portato alla perdita di una grande atleta. La sua eredità continuerà a durare”.
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L’aggressione a Cheptegei: cosa è successo
Cheptegei era ricoverata all’ospedale di Eldoret in Kenya con ustioni sul 75% del corpo. Il compagno keniano dell’atleta, Dickson Ndiema Marangach, era entrato nella sua casa nella città di Endebess domenica intorno alle 14, mentre l’atleta e i suoi figli erano a messa. Al loro ritorno, l’uomo “ha versato benzina su Rebecca prima di appiccare il fuoco”, ha riferito la polizia.
Lite per un terreno
Soccorsi dai vicini, la maratoneta e il suo compagno sono stati ricoverati con “ustioni multiple” nell’ospedale più vicino, nella città di Kitale, prima di essere trasferiti al Moi Teaching e il Referral Hospital a Eldoret. Sul luogo della tragedia sono stati ritrovati una tanica da 5 litri, una borsa e un berretto nero appartenuti presumibilmente a Dickson e un cellulare bruciato appartenuto a Rebecca, precisa il rapporto della polizia, secondo il quale “la coppia litigava costantemente in famiglia”. Secondo i media keniani, che citano i genitori della vittima, l’atleta avrebbe acquistato un terreno e costruito una casa a Endebess, a circa 25 chilometri dal confine con l’Uganda. Stando alla Bbc, che riporta un rapporto di un amministratore locale, i due avrebbero avuto una lite sull’appezzamento in questione.
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