di François Asselineau – Dopo l’arresto del fondatore di Telegram in Francia, il giudice De Moraes ha sospeso X in tutto il Brasile dopo diversi giorni di tensione con Elon Musk.
Il giudice ha ordinato:
▪️ all’Agenzia per le Telecomunicazioni brasiliana di sospendere le attività di rete
▪️ a Google, Apple e tutti i fornitori di servizi Internet di impedire l’utilizzo a 22 milioni di abbonati brasiliani
▪️ di imporre una multa di 8.000 € /giorno (!!) a qualsiasi utente Internet brasiliano che ricorra all’uso di una VPN per aggirare il blocco e avere accesso a X.
Il “giudice calvo”, come lo chiamano molti brasiliani, afferma ovviamente di “lottare contro la disinformazione” che la rete X promuoverebbe e chiede a Musk di rinominare un rappresentante in Brasile, perchè il precedente era fuggito per paura di un arresto imminente.
Ma Elon Musk vede l’intera vicenda solo come un intollerabile attacco alla libertà di espressione e un regolamento di conti politico.
Il giudice Moraes è il nemico giurato dell’ex presidente “populista” Bolsonaro, fervente sostenitore di Musk, Trump e della rete X.
Del resto, l’attuale presidente di sinistra Lula ha subito dato il suo appoggio al giudice Moraes contro il boss di X.
Quali che siano le argomentazioni di ciascuna parte, non possiamo che essere scandalizzati e preoccupati che un giudice si permetta di:
▪️ da un lato, per determinare cosa sarebbe disinformazione e cosa no.
Si tratta di un attacco diretto alla libertà di pensiero e di opinione di tutti e il punto di vista politico di un giudice unico, eletto da nessuno, non dovrebbe essere imposto a 22 milioni di persone.
▪️ d’altra parte, attaccare solo la rete X per questo.
Come se tutti i principali media audiovisivi, radiofonici e giornalistici fossero perfetti, anche se sempre più spesso vettori di massiccia disinformazione.
Lo abbiamo visto ad esempio con il Covid19 o le iniezioni di mRNA.
Lo vediamo nel conflitto NATO/Russia in Ucraina, nella spudorata promozione di Kamala Harris contro Trump, ecc., ecc., ecc.
Dove saremmo se i social network non esistessero per consentire liberi dibattiti e polemiche, e salvarci dalla feroce dittatura del Pensiero Unico e Obbligatorio?
CONCLUSIONE
Dopo le richieste di censura rivolte da Thierry Breton a Elon Musk, poi l’arresto a Parigi di Pavel Durov, fondatore di Telegram, la sospensione della rete X su tutto il territorio del Brasile dimostra che in tutto il mondo si è levato un pessimo vento per opporsi la libertà di espressione e di opinione delle persone.
Musk ha avvertito che questa è una delle questioni di civiltà essenziali della campagna presidenziale americana: ritiene che la rete X potrebbe essere bandita se Kamala Harris fosse eletta alla Casa Bianca, perché è uno degli antidoti più potenti contro la crescente totalitarismo che lo Stato profondo USA e le forze globaliste vogliono imporre.
Questa questione decisiva riguarda anche la Francia, e riguarda noi in primo luogo perché l’UPR (partito per la Frexit) deve la sua esistenza e il suo sviluppo soprattutto ai social network, a YouTube e ai canali web radiotelevisivi che rifiutano il totalitarismo mainstream.
Se i social network e i fragili media non allineati finissero per essere banditi, non solo l’UPR verrebbe messo a tacere, ma la Francia e l’intero mondo occidentale cadrebbero sotto il pugno di ferro di un’oligarchia spietata e diventerebbero società totalitarie ancora più terribili di quella descritta di George Orwell nel 1984.
Ciò dimostra che quella in corso è una lotta dalla posta in gioco spaventosa.
È essenziale che quanti più cittadini possibile consapevoli di questi problemi si uniscano per evitare che questo terrore colpisca noi stessi, i nostri figli e nipoti.
Lo scrive su X François Asselineau, presidente di UPR, partito francese per la Frexit, da lui fondato il 25 marzo 2007.