“Siamo arrivati ad un momento in cui si cerca di fare un’operazione pericolosissima, cioè far prevalere la percezione sulla realtà. La realtà è quella che vediamo tutti i giorni”
di Luca Pardini – In Versiliana è arrivato il generale ed europarlamentare Roberto Vannacci: pubblico delle grandi occasioni – record a tutti gli effetti per questa estate 2024 e, a detta di chi c’era, tanta gente così era dai tempi di Romano Battaglia che non si vedeva – applausi scroscianti, selfie e autografi a non finire.
Nella sempre suggestiva location di Marina di Pietrasanta, si è tenuta la presentazione del secondo libro del generale – ora europarlamentare – più discusso d’Italia: Il coraggio vince. Vita e valori di un generale incursore, edito da Piemme. Si tratta di una vera e propria autobiografia del generale, dall’infanzia sino alle prestigiose imprese militari. Dalla quarta di copertina si legge: “un volume molto personale, che accompagna il lettore alla scoperta di un uomo che ha scelto di essere incursore in ogni momento della vita. Sempre in prima linea, protagonista di scelte imprevedibili e non convenzionali, capace di realizzare l’impossibile. Alla fine, il coraggio vince”.
Ad accompagnare Vannacci nella presentazione del libro, incalzandolo sapientemente e muovendosi tra vari argomenti, è stato il direttore delle Gazzette Aldo Grandi, giornalista professionista da oltre trent’anni. Perfetta l’organizzazione dell’evento, moltissime persone, altrettante in piedi, ma tutto si è svolto nella più completa correttezza. Un plauso alle ragazze che si sono occupate di accogliere e gestire i partecipanti all’evento. Un grazie al presidente della fondazione Versiliana Benedetti e dal vice-presidente Francesco Pellati che ha introdotto l’incontro. In prima fila anche il sindaco Alberto Giovannetti, presenza assolutamente gradita. Oltre ovviamente al braccio destro del generale ossia Massimiliano Simoni.
Nel corso della presentazione, durata un’ora abbondante, sono stati toccati vari argomenti, tra i quali anche alcuni di recentissima attualità, come la querela per l’offesa ricevuta da Vannacci da parte di Pier Luigi Bersani, l’articolo di Fabrizio Roncone sul Corriere della Sera o il tema dello Ius Scholae. Altri temi sono stati quello del sovraffollamento delle carceri, l’identità di genere e la libertà di espressione.
Sullo screzio con Bersani, colpevole di aver dato del “coglione” al generale nel settembre del 2023, durante una festa dell’Unità, Vannacci ha commentato «non avrei alcun problema a fare un passo indietro se lui si scusasse. Tant’è che prima di presentare la querela ho aspettato i fatidici 90 giorni, ma non ho ricevuto nemmeno una telefonata per chiarirci. Lui purtroppo pensa di essere in ragione, è tornato pure sulla questione delle mie presunte offese agli ebrei, cosa che a me pare totalmente infondata. Oltretutto sono in contatto con molte comunità ebraiche e nessuna di queste realtà mi hai recriminato alcunché. Stesso discorso per i gruppi di femministe, verso i quali sono stato sicuramente critico ma mai offensivo».
Parlando del suo primo libro, Il mondo al contrario, indiscutibile successo in termini di vendite e volume che ha fatto conoscere all’Italia – e non solo – i pensieri del generale Vannacci, «una delle tante critiche ricevute inerenti alla mia prima pubblicazione, si riferiscono alla banalità di alcuni dei concetti che avrei espresso. Non potrei essere più d’accordo. Il buonsenso è il faro che ha guidato la stesura di entrambi i miei libri. In certi punti, parlo di concetti talmente semplici che, a parer mio, non ci sarebbe nemmeno da ragionarci. Invece non solo se ne ragiona, ma si arriva a negare queste evidenze. Siamo arrivati ad un momento in cui si cerca di fare un’operazione pericolosissima, cioè far prevalere la percezione sulla realtà. La realtà è quella che vediamo tutti i giorni, quella delle leggi naturali che governano l’universo. La percezione potrà anche essere migliore, ma non potrà mai sostituirla. E se la percezione arriva a cozzare con la realtà, non possiamo nascondere quest’ultima e pretendere che non esista.
Sul tema delle carceri, «il mio è un ragionamento molto semplice: se abbiamo un problema di sovraffollamento delle carceri, dobbiamo costruirne di nuove o ampliare quelle che abbiamo. Purtroppo, si vuol far passare il carcere come dittatoriale, mentre la privazione della libertà e la successiva rieducazione sono l’espressione più pura della giustizia. Tutti i paesi civili fanno così. Certo che si possono ragionare anche pene alternative, ma non si può permettere che una persona sia in condizione di reiterare il reato mentre sta scontando la pena.
I reati così detti “minori”, che in tempi recenti si sta cercando di svalutare per liberare spazio nelle carceri, sono quelli che affliggono quotidianamente i cittadini. Sono quelli che comportano una mancanza di sicurezza per i nostri figli. Ormai andiamo in giro con la costante paura che qualcosa possa succedere, secondo alcuni dovremmo addirittura farcene una ragione. Credo che pensarla in questo modo sia folle. Lo stato ha delegato il problema sicurezza ai singoli cittadini».
Infine, sulla questione dello Ius Scholae, «io ho vissuto in Francia fino all’esame di stato, poi sono andato in accademia in Italia perché mi sentivo italiano, in dovere e in passione di difendere la mia patria. Oggi dovrei essere cittadino francese perché ho fatto le scuole in Francia? Dovrei essere anche rumeno perché ho studiato due anni in Romania? Come scegliamo il numero necessario di anni? In base a cosa? Nella mente di chi ha fatto questa proposta è tutto a senso unico. Agli altri che studiano da noi la cittadinanza dovrebbe essere concessa, ma a noi all’estero non sarebbe permesso.
In che modo il fatto di aver fatto un ciclo di studi in Italia conferisce il diritto di cittadinanza? La nazionalità comporta diritti e doveri. In che modo accetta questi doveri chi studia da noi? Per me alcuni criteri imprescindibili per la concessione della cittadinanza dovrebbero essere il rispetto della Costituzione e delle leggi, la contribuzione al bene sociale (le tasse) e ultimo ma non meno importante, il rispetto dell’art. 52 della Costituzione, la difesa della patria. In che modo chi studia da noi accetta automaticamente di difendere la patria? In Francia, ad esempio, puoi diventare cittadino francese arruolandoti per 5 anni dell’esercito. Difendi la Francia per 5 anni e diventi cittadino francese».
Aldilà di come la si possa pensare sull’uomo politico più popolare del momento e sugli ideali che rappresenta, va sicuramente reso merito a Vannacci di possedere una profonda chiarezza oratoria nell’esposizione dei concetti e di riuscire a sostenere un dibattito o una discussione mantenendo sempre una certa compostezza, anche di fronte a critiche – talvolta attacchi – più o meno appropriate.
www.lagazzettadilucca.it – Foto Lauro Lenzoni