Siciliacque, la vera storia della crisi idrica in Sicilia

crisi idrica in Sicilia

MSA SCRIVE LA VERA STORIA DELLA CRISI IDRICA IN SICILIA
PRESENTE, PASSATO E FUTURO di SICILIACQUE

Nel 2004 nasce  Siciliacque (sotto la presidenza di Cuffaro). È una società per azioni partecipata al 75% da Idrosicilia e al 25% dalla Regione Siciliana. Classificata come “impresa pubblica”, con l’aggiudicazione del bando pubblico europeo a Idrosicilia (raggruppamento temporaneo di imprese con Enel mandataria) partecipato, tra le altre, da Vivendi Environnement (poi Veolia Environnement) che non ha certo brillato per investimenti e manutenzione straordinaria di una rete che perde quanto uno scolapasta le fondamentali risorse idriche dell’isola.

Ma ad oggi nulla è cambiato.
Ha ereditato da Eas (l’Ente acquedotti siciliani messo in liquidazione dalla Regione) la gestione del servizio idrico di sovrambito, un sistema interconnesso di acquedotti, dighe, invasi, potabilizzatori, pozzi, sorgenti, centrali idroelettriche ecc… fino ai serbatoi comunali, attraverso una rete lunga 1.942 chilometri.
La gestione industriale privatistica, del servizio, ha portato, nel 2014, allo spegnimento dei tre dissalatori di Gela, Porto Empedocle e Trapani.

Oggi la maggioranza di Siciliacque è di Italgas (avendo rilevato il pacchetto azionario di maggioranza dalla francese Veolia). Società quotata, la cui quota di maggioranza relativa è della Cassa Depositi e Prestiti, ma in cui ci sono quote di Blackrock e altri fondi speculativi.
E tutti ben sappiamo che quando ci sono presenze finanziarie la regola è il dividendo per premiare gli azionisti e non i fruitori del servizio erogato. Infatti il dividendo si ottiene con tariffe alte e pochissimi investimenti.

In buona sostanza Siciliacque (serbatoio di clientelismo politico) è la maggior causa della crisi idrica in Sicilia, per il non ammodernamento della rete idrica, oggi, in buona compagnia perché  controllata da quella Italgas, società che, da come risulta da un’indagine, del 2014, della Procura della Repubblica di Palermo, non ha provveduto al controllo, alla manutenzione e a mettere in sicurezza la rete del gas in Sicilia, tutte concause, nel 2021, dello scoppio delle condotte a Ravanusa, che ha causato la strage dove persero la vita nove persone ed un intero quartiere distrutto.

Ad oggi nessuno ha pagato né per le morti di Ravanusa né per la crisi idrica e le speculazioni nate da questa. Grazie alle  connivenza politiche e all’assordante silenzio, di magistratura e politica.

Silvio Alecci

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