Ius Scholae, i “nuovi italiani” sarebbero 560mila

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Ius Scholae, la cittadinanza scatterebbe con un ciclo completo di studi (dalla prima elementare alla terza media). I numeri

Forza Italia insiste: “Serve lo Ius Scholae”. Il vicepremier Antonio Tajani continua a ribadire lo stesso concetto da giorni e la sua posizione sul tema è in linea con le opposizioni. Un problema per il governo, perché invece FdI e Lega non ne vogliono sentir parlare di questa norma. Ma cosa succederebbe se la misura voluta da FI e dalla sinistra diventasse legge? In cinque anni – riporta Il Corriere della Sera – sarebbero 560 mila gli studenti “nuovi” italiani.

La percentuale più alta di studenti non italiani è in Lombardia, Regione da record con 219.275 ragazzi e ragazze senza la cittadinanza, seguita da Emilia-Romagna (109.106) e Veneto (92.471). Secondo un’elaborazione di Tuttoscuola, i potenziali beneficiari dello ius scholae sarebbero appunto circa 560 mila, di cui oltre 300 mila nel primo anno di applicazione e i restanti nei successivi quattro anni. Sei alunni stranieri su 10 che attualmente studiano nelle aule scolastiche otterrebbero la cittadinanza italiana.

L’effetto sarebbe molto diverso sul territorio: 5 potenziali nuovi concittadini italiani su 6 vivono al Centro e, soprattutto, al Nord. Meno del 15% nel Meridione. Corrispondono – prosegue Il Corriere – a circa il 7% della popolazione scolastica complessiva e all’1,2% degli aventi diritto di voto. Sono infatti 869.336 gli alunni con cittadinanza non italiana che hanno frequentato le scuole statali quest’anno, secondo l’ultimo report del ministero dell’Istruzione pubblicato a settembre in vista dell’anno scolastico 2023/2024. A questi vanno aggiunti i 1.336 della Valle d’Aosta e i 19.893 del Trentino-Alto Adige (dati dell’anno precedente).

Gli studenti che potrebbero avvalersi dello ius scholae per il primo anno sarebbero quindi quelli iscritti in terza media delle statali e delle paritarie, più quelli iscritti alle superiori (che avrebbero alle spalle già il primo ciclo e beneficerebbero “a ritroso” della nuova norma), e infine gli iscritti ai percorsi di istruzione e formazione professionale (IeFP) gestiti dalle Regioni.  www.affaritaliani.it