Spettacolo di drag queen sul sagrato della chiesa con il placet del parroco. È stata giudicata da tutti i presenti bella e coinvolgente la serata di alcuni giorni fa organizzata dal Comitato San Fermo, un gruppo di volontari del rione riunitosi attorno al piccolo tempio che si affaccia su viale Risorgimento a Livraga, anche vedere uno spettacolo di trasformismo all’ombra di una chiesa non è certamente usuale.
Nessuno scandalo per don Piergiacomo Gazzola, parroco dal 2016. Anzi. “È stato uno spettacolo pulito, molto tranquillo con le drag a fare da presentatrici ad uno spettacolo musicale dove, mascherati da cantanti, si riproponevano i vari brani famosi”, ha ribadito il sacerdote quasi sorpreso dalla domanda. Un evento per tutti, per le famiglie che infatti hanno affollato in circa 150 il piccolo sagrato.
La festa, in collaborazione con Ars Event, si chiamava New Identity, spettacolo di trasformismo ed era presentato dalla drag queen Tachi Pierina, al secolo Francesco Esposito, la quale ha voluto ringraziare, sul suo profilo social ufficiale, il parroco pubblicando anche una foto insieme. “Sei una persona che ha sempre lottato contro le discriminazioni ed ha considerato sempre la persona e non le sue scelte”, ha detto l’artista. “Hai abbracciato e consentito lo spettacolo sul sagrato garantendo la riuscita dello show e ripagando così la fatica dell’organizzazione del comitato. Grazie Don che tu possa essere di esempio a chi ha invece pregiudizi verso la nostra arte e chi boicotta le nostre serate”.
Don Gazzola non vuole clamore sulla vicenda anche perché “non c’è stato nulla di male, di sconveniente o fuori dal cosiddetto politically correct”. Una normale serata di agosto dove tutti sono usciti soddisfatti. “La cosa principale è il rispetto della persona; poi ognuno fa le proprie scelte che però non devono far passare in secondo piano i valori che uno ha dentro”, spiega don Piergiacomo. Inoltre Tachi Pierina era già stata a Livraga, in oratorio per uno spettacolo al teatro parrocchiale.
“L’obiettivo è quello di cercare di tenere insieme tutti, di essere comunità e di camminare nella stessa direzione”, spiega ancora il parroco. Una chiesa sempre inclusiva, dunque. “Dobbiamo difendere l’ortodossia certamente, ma calare tutto questo nel vissuto quotidiano, nella nostra epoca”.
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