Strage di Vergarolla: «Una tragedia troppo spesso dimenticata»

Strage di Vergarolla

Ben prima delle stragi di Piazza Fontana, Piazza della Loggia e della stazione di Bologna le cui vittime, giustamente, vengono commemorate ogni anno, il 18 agosto del 1946 avvenne un’altra strage che compare meno di frequente nei libri di storia. Stiamo parlando della strage di Vergarolla, spiaggia di Pola, dove alle ore 14.10 di quasi 78 anni fa persero la vita oltre cento persone.

Quel 18 agosto era un giorno di festa pieno di sole ed una folla di adulti e bambini si era riunita sulla spiaggia di Vergarolla a Pola ancora italiana, per assistere alle gare natatorie della Coppa Scarioni e per festeggiare i 66 anni della Società Pietas Julia. Era un momento di spensieratezza in tempi tristissimi.

All’improvviso una tremenda esplosione: era saltato in aria un deposito di munizioni composto da vecchie mine antisbarco ed antisommergibile, accatastate sulla spiaggia, ma rese innocue dagli artificieri che avevano disinnescato le spolette, lasciando però la carica esplosiva.

Esplosione provocata

In un attimo un momento di gioia condivisa diventa un’ immane tragedia. Persero la vita circa 110 persone, di cui solo 64 poterono essere identificate, le altre furono letteralmente disintegrate. I feriti furono 200. Ai superstiti ed ai soccorritori si presentò un orribile spettacolo di corpi mutilati nel modo peggiore, c’erano resti umani sparsi ovunque: in mare, penzolanti dagli alberi e sulla sabbia, divenendo orribile preda dei gabbiani che, stridendo, si avventavano sulla carneficina. I tentativi assurdi di addebitare lo scoppio alla fatalità furono smontati dalla commissione militare inglese che concluse che l’esplosione fu provocata da una o più persone, che usarono delle micce e, come spesso accade, gli autori rimasero sconosciuti.

Il commento

«L’attentato di Vergarolla ebbe conseguenze devastanti sul morale di una popolazione già duramente provata e gli italiani compresero con amarezza che sotto quel regime non avrebbero potuto vivere né da italiani, né da cristiani e né semplicemente da uomini – spiega Roberto Biffis, presidente dell’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Comitato di Treviso -. Giusto che questa strage, sconosciuta al di fuori del piccolo mondo degli esuli di Pola, venga ricordata e portata alla conoscenza di tutti gli italiani, soprattutto di coloro che per loro fortuna non hanno mai conosciuto la guerra ed i suoi orrori».  www.trevisotoday.it