Morto il leader di Hamas, “Ismail Haniyeh assassinato da un raid israeliano”

leader di Hamas Ismail Haniyeh

Morte di Haniyeh a Teheran, Hamas non ha dubbi: “Un attacco sionista, atto codardo che non resterà senza risposta”

Nel confermare l’uccisione del suo leader Ismail Haniyeh a Teheran, Hamas punta il dito contro Israele parlando di “attacco sionista”. “Hamas dichiara al grande popolo palestinese, al popolo delle nazioni arabe e islamiche e a tutti i popoli liberi del mondo, il fratello leader Ismail Haniyeh è un martire” si legge nella dichiarazione. Mentre in un’altra comunicazione il gruppo palestinese ha citato Haniyeh per dire che la causa palestinese ha dei “costi” e “siamo pronti a questi costi: il martirio per il bene della Palestina, per il bene di Dio Onnipotente e per il bene della dignità di questa nazione”.

“L’assassinio del nostro leader, Ismail Haniyeh, è un atto codardo e non rimarrà senza risposta”. Lo afferma in una nota il membro dell’ufficio politico di Hamas, Musa Abu Marzuk.

Ismail Haniyeh aveva 62 anni e dal 2017 era il capo politico di Hamas. Era nato in un campo profughi di Gaza, da genitori fuggiti dalla città di Asqalan dopo la creazione dello Stato di Israele nel 1948. Dal 2019 viveva a Doha, in Qatar (che gli aveva dato l’asilo politico), e in questi giorni si trovava a Teheran per partecipare alla cerimonia di insediamento del presidente iraniano Masoud Pezeshkian. Da giovane aveva studiato all’istituto al Azhar e si era laureato in letteratura araba all’università islamica di Gaza.

Nel 1983 aderì al blocco studentesco islamico, considerato un precursore di Hamas. Ha scalato i ranghi del movimento diventando stretto collaboratore del co-fondatore, il defunto sceicco Ahmed Yassin. Haniyeh è stato in carcere in Israele a seguito delle manifestazioni di protesta nel 1987 e nel 1988: nel 1992 è stato nuovamente arrestato e deportato assieme ad altri nel sud del Libano, tornando poi a Gaza: inoltre è sfuggito a vari attentati.

Nel 1993, di nuovo a Gaza è tornato diventando preside nell’università islamica. La sua carriera politica lo ha visto occupare il ruolo di primo ministro dell’autorità nazionale palestinese dal 2006 al 2007. A causa delle forti tensioni interne – tra Abu Mazen e Hamas – fu quindi incaricato di costituire un governo di unità nazionale che però ebbe vita breve e si concluse con la presa della Striscia di Gaza da parte di Hamas. Era sposato e aveva avuto 13 figli, tre dei quali sono stati uccisi durante un raid israeliano all’inizio dell’anno.  rainews.it