Violenze sessuali a Bologna: in sei mesi 40 donne al Pronto soccorso

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Sono già 40 a Bologna, l’anno scorso nello stesso periodo erano state 23. Sono le donne che si sono rivolte al Pronto soccorso riferendo di aver subito violenza sessuale. Nel 2023 erano state in totale 46 le donne prese in carico dall’hub dell’Ospedale Maggiore, come riferisce la Dire.

“È presto per tracciare delle conclusioni definitive sul perché di questo aumento. L’impressione soggettiva, non ancora suffragata dai dati, è che ci siano una maggiore attenzione e una maggiore consapevolezza”, ha detto la ginecologa Clarissa Frascà ai consiglieri comunali che questa mattina hanno partecipato all’udienza conoscitiva chiesta dalle dem Mery Di Martino e Giulia Bernagozzi.

Un dato interessante è l’aumento “delle ragazze molto giovani, studentesse in Erasmus che si rivolgono a noi con quasi il dubbio di aver subito una violenza. La consapevolezza di cosa è violenza sta emergendo con più chiarezza. Spesso nei giovani non è scontato cosa è violenza e cosa no”, osserva Frascà.

Vittime di violenza domestica

In crescita anche il numero delle donne vittime di violenze domestiche prese in carico al Sant’Orsola: dai 77 casi del 2021 si è passati ai 99 del 2022 e ai 118 del 2023. “È aumentata sensibilmente la segnalazione”, spiegano dal Policlinico, che ha messo a punto protocolli specifici per evitare che le donne lascino l’ospedale per ripensamenti o paura.

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L’età media va dai 30 ai 50 anni, nell’80% dei casi sono donne italiane. “Da metà 2023 abbiamo adeguato i protocolli operativi: la donna che subito violenza viene subito presa in carico per evitare il rischio di allontanamento. Molte spesso andavano via, perché ci ripensavano o perché l’uomo violento la veniva a prendere. La donna viene presa in carico e collocata in uno spazio sicuro, non abbiamo una stanza rosa, ma rimane lì per tutto il tempo della visita, potendo tenere con sé anche i figli”, spiega la dottoressa Loredana Mele.

Uno spazio dedicato

L’Ospedale Maggiore ha uno spazio dedicato all’accoglienza e all’assistenza: “Non abbiamo un luogo fisico grande che garantisca la privacy delle persone. Chiediamo aiuto a chi di dovere. In maternità abbiamo spazi angusti, ma la dignità è un problema che merita una soluzione architettonica sostanziale”, fa notare il primario della Ginecologia del Maggiore, Antonio Ragusa. Si sta lavorando per allestire un nuovo spazio, più grande, in grado di assicurare una “maggiore riservatezza. L’area è stata già identificata e deve essere adattata. A settembre dovrebbero iniziare lavori, che credo si potranno fare in tempi rapidi”, precisa Frascà.

Il Comune sta lavorando per aumentare la disponibilità di posti nelle case protette, raddoppiati, spiega la vicesindaca Emily Clancy, grazie all’intervento di Palazzo D’Accursio, che proprio ieri ha accettato un appartamento in eredità da destinare a questa emergenza.
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