Terremoto L’Aquila, sentenza choc: studenti morti per “condotta incauta”

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La Corte d’Appello dell’Aquila ha confermato la sentenza di prima grado del 2022 che aveva scagionato la Presidenza del Consiglio dei Ministri per la morte di sette studenti, avvenuta a seguito del terremoto del 6 aprile 2009. Quindi per loro nessun risarcimento danni, anzi, dovranno pagare anche 14mila euro di spese legali.

Come riporta Il Centro, la nuova sentenza di fatto avvalora la posizione di una “condotta incauta” da parte delle stesse vittime, riportando la parte di sentenza che riguarda una delle vittime, Nicola Bianchi: “Al di là del fatto che non v’è prova della fonte della conoscenza della riunione del 31 marzo e della motivazione della rassicurazione tratta – sicché non v’è alcun elemento che la colleghi proprio alle dichiarazioni del De Bernardinis – gli stessi appellanti non contestano che, stando alle sommarie informazioni testimoniali dei genitori (che, parimenti, non si rinvengono negli atti), il ragazzo decise di restare all’Aquila poiché aveva un esame il giorno 8 aprile e la notte del sisma, dopo la scossa delle 22,48, uscì in strada, circostanze che contrastano con la tesi che egli avesse così agito sentendosi tranquillizzato sulla base delle dichiarazioni del De Bernardinis e ormai non ritenendo più pericolose le scosse”.

Insomma, per la Corte d’Appello non ci sarebbero prove certe che i ragazzi siano stati rassicurati dalla Commissione Grandi Rischi nel prendere la decisione di rimanere a L’Aquila e in casa, mentre ci sarebbero elementi che fanno pensare a una scelta “autonoma”. Da qui la decisione di respingere il ricorso, con il pagamento delle spese legali, a quel punto atto dovuto rispetto agli esiti della sentenza.

A presentare ricorso in Appello erano stati i parenti degli studenti Nicola Bianchi, Ivana Lannutti, Enza Terzini, Michele Strazzella, Daniela Bartoletti, Sara Persichitti e Tonino Colonna. Ora l’ultima speranza rimane la Cassazione.
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