Dopo l’allontanamento volontario, dalla comunità il Tribunale ha deciso nell’interesse della ragazza; tuttavia, alcuni aspetti suscitano serie preoccupazioni sulla “tutela minori” di Brescia
Brescia. 12 luglio 2024. Il Tribunale per i minorenni di Brescia ha emesso un decreto in cui ha revocato l’affido della minore ai servizi sociali e ha permesso a Roberta (nome di fantasia) di restare a casa con i suoi cari senza le “interferenze” dei servizi sociali.
Questa decisione arriva dopo una vicenda che presenta molti lati che apparentemente vanno nella direzione di un accanimento verso la ragazza e la famiglia e che certamente hanno generato introiti per le cooperative e i professionisti che se ne sono occupati.
Agli inizi del 2023, la sedicenne si era rifiutata di rientrare a casa dal padre a seguito di un episodio negativo abbastanza grave. Le autorità, vista l’impossibilità di farla rientrare dal padre e per una presunta idoneità della residenza della madre, hanno deciso per uno “spazio neutro” dove collocarla al fine di iniziare delle visite protette con i genitori.
Va ricordato che al tempo si sosteneva che la ragazza avesse delle “importanti fragilità”, come affermato nelle relazioni degli operatori dei servizi sociali. Invece di aiutare questa ragazza “fragile” a superare le sue difficoltà con il padre è stata strappata alla famiglia e rinchiusa in uno “spazio neutro” con la possibilità di vedere i genitori poche ore al mese sotto stretta sorveglianza?
Per la “tutela minori” di Brescia è normale questo tipo di provvedimenti? Ricordiamo che la decisione è stata presa in base al famigerato articolo 403, solo recentemente e fortunatamente rivisto dal legislatore. Quindi non è stato il Tribunale a ordinare la sottrazione della ragazza.
La decisione odierna dimostra altresì che il comportamento delle autorità è stato quantomeno affrettato e superficiale. Infatti la residenza della madre è tutt’altro che inidonea e che le presunte fragilità di Roberta sono probabilmente soltanto nella testa di questi premurosi operatori.
Quindi, di fatto, Roberta è stata strappata alla sua famiglia solo perché non voleva vedere il padre?
Secondo l’avvocato Miraglia, che difende la famiglia: “La recente decisione del Tribunale di Brescia mette in luce le gravi carenze e le disfunzioni all’interno del sistema di tutela minori. È inaccettabile che procedure affrettate e interessi economici possano prevalere sul benessere dei minori, come nel caso di Roberta, strappata alla sua famiglia e confinata in uno ‘spazio neutro’. Questo caso dimostra la necessità urgente di una riforma profonda e di un controllo rigoroso delle pratiche adottate dai servizi sociali. È imperativo che vengano intraprese indagini serie e che si adottino provvedimenti adeguati per evitare che altri minori subiscano simili traumi ingiustificati. La tutela dei minori deve tornare al centro delle nostre priorità, senza compromessi.”.
Il Tribunale ha ristabilito giustizia e ora Roberta potrà riprendersi la sua vita come qualsiasi altra ragazza della sua età. Ma, oltre al danno erariale, sicuramente questa vicenda è stata un trauma per lei. E che cosa succede adesso alle persone che hanno causato tutto ciò?
L’augurio e che qualcuno indaghi su quanto è successo e prenda adeguati provvedimenti per impedire che succeda anche ad altri bambini.
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