SARFATTI Uno spettacolo necessario, per provare a restituire e consegnare alla storia, ricostruire nei suoi vari profili, la biografia ingrombrante e scomoda tutta intrecciata tra arte e politica e per questo ancora incandescente, di Margherita (Grassini) Sarfatti, promotrice del gruppo di artisti da lei riuniti nel movimento Novecento, anima madrina e mecenate di una casa salotto artistico in corso Venezia a Milano rilevante, per almeno vent’anni, quanto la casa di F.T. Marinetti. Necessario perchè se di arte e la politica vogliamo raccontare sul palcoscenico, non si possono trattare a distanza solo artisti stranieri e lasciare comodi omissis su figure di questa portata legate alla storia italiana del Novecento.
L’attrice Claudia Coli, ben interpreta la Sarfatti, e in costumi eleganti si muove sulla scena immaginaria di una stanza del palazzo delle esposizioni di Roma allestita per la mostra del decennale della Marcia su Roma nel ’32, con davanti la ricostruzione dello studio Milanese di Mussolini , per restituirci, quasi vomitarci addosso, il racconto della sua vita sullo sfondo di un’inaugurazione in cui entra paradossalmente senza invito, nonostante il ruolo da fondatrice che ne ebbe. In un monologo fin troppo breve per non essere riduttivo incalza un racconto dal registro intimo e privato che finirà sempre sul terreno politico anche quando evoca il tragico vissuto materno della perdita del figlio Roberto volontario 17enne negli Arditi, caporale degli Alpini caduto in battaglia nel 1918.
Un monologo sintetico e serrato che procede per accenni e fugaci suggestioni, compreso un siparietto erotico dannunziano non necessario né d’effetto, ma anche uno spettacolo in cui si sentono le suggestioni di una stagione artistica vivacissimo ed avvincente che ebbe come protagonisti artisti collegati a diverso titolo con la Sarfatti come Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Luigi Russolo, gli scultori Adolfo Wildt e Arturo Martini, gli architetti Sant’Elia e Terragni; letterati come D’Annunzio, Palazzeschi, Panzini, Prezzolini, Sem Benelli, Massimo Bontempelli, Ada Negri. Dal 1922 Sarfatti fondava in prima persona, promuoveva e sosteneva il gruppo Novecento coi primi sette pittori: Sironi, Funi, Dudreville, Anselmo Bucci, Emilio Malerba, Pietro Marussig e Ubaldo Oppi, ai quali nel 1926 con Novecento italiano se ne aggiungono molti altri .
La sua storia a Milano procede anche attraverso avvicinamenti politici iniziati da giovanissima nell’area socialista di Anna Anna Kuliscioff e Filippo Turati, frequentati anche dal marito avvocato Cesare Sarfatti, per poi approdare come critica d’arte e giornalista all’Avanti e poi al Popolo d’Italia, ma dovremmo aggiungere anche la Voce di Prezzolini. Lo spettacolo dà una chiave di lettura legata ad aspetti più sentimentali che di impegno politico, ossia con lo sguardo attento alla coppia Kuliscioff-Turati, piuttosto che sugli ideali condivisi con costoro. In questo periodo Margherita Sarfatti frequentò l’ambiente emancipazionista e fu vicina al filantropismo politico dell’Unione femminile di Ersilia Majno,ma fu anche redattrice e fino al 1915 a fianco della Kuliscioff quando questa fondò, nel 1912, il settimanale La Difesa delle lavoratrici.
Con influenza determinante per formazione, posizione capacità e cultura, M.S. contribuirà all’indirizzo e condizionerà le politiche culturali e i riferimenti estetici del fascismo, nonchè alla costruzione del mito di un Mussolini che molto si avvalse delle sue capacità e per il quale scrisse la biografia di maggior successo dell’epoca, Dux , ma dal quale si allontanò per divergenze politiche e fu a sua volta allontanata anche proprio per il clima di ostilità antisemita fomentato dalla linea politica di avvicinamento alla Germania di Hitler che condusse a promulgare le leggi razziali.
Quando, nel 1955, scrive le sue ultime memorie, in “Acqua passata”, dopo il rientro in Italia dal Sud America dove dovette rifugiarsi, non farà alcun accenno nè al fascismo, nè a Mussolini, ma almeno ci restituirà il ricordo, epurato dalla politica e dai suoi livori, delle sue esperienze intellettuali e delle amicizie artistiche fatte.
Fino al 14 luglio al Teatro Parenti
Elena Mirri