Pensioni, nuova proposta: almeno 67 anni e 25 di contribuiti

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Pensioni, 67 anni e 25 di contribuiti: la nuova proposta. Chi ci guadagna

Manca una manciata di mesi all’apertura della sessione di bilancio, quando il governo sarà chiamato a disegnare la manovra di bilancio 2025. Sul fronte della previdenza, sembra emergere un consenso, almeno preliminare, verso la riforma organica delle pensioni, privilegiando però, per il momento, soluzioni mirate che facilitino l’uscita precoce dal mondo del lavoro. L’obiettivo di fondo rimane quello di aumentare la sostenibilità di un sistema pensionistico sotto pressione a causa dell’invecchiamento demografico della popolazione. Questa necessità emerge con chiarezza dall’ultimo Documento di economia e finanza che prevede un incremento della spesa per le prestazioni sociali, segnatamente le pensioni, nei prossimi anni.

L’ultimo Documento di economia e finanza (Def) segnala un’attesa crescita della spesa per le prestazioni sociali, che vedrà un aumento del 5,3% nel 2024, seguito da un incremento medio annuo del 2,5% nel triennio 2025-2027. Un focus particolare è posto sulla spesa pensionistica, destinata a salire del 5,8% nel 2024 e del 2,9% annualmente nel successivo triennio.

Recentemente, Alberto Brambilla e Antonietta Mundo hanno proposto nuovi schemi di flessibilità previdenziale. Si prefigge l’introduzione di un corridor di età tra i 63/64 anni e i 72 anni per l’accesso alla pensione, con penalizzazioni per chi opta per il ritiro anticipato prima dei 67 anni. La loro idea mira a una maggior flessibilità in uscita, tenendo conto delle specificità di ciascun lavoratore.

A dicembre terminerà Quota 103, lasciando spazio a nuove normative che richiederanno almeno 67 anni per la pensione anticipata dal 2025, se non verranno adottate proroghe. Tra le opzioni prese in considerazione dal governo e dalla maggioranza, spicca l’ipotesi di Quota 41, che permetterebbe l’uscita dal lavoro con 41 anni di contributi semplicemente, accettando una riduzione fino al 20% dell’assegno pensionistico.

Nel loro approccio alla riforma, Brambilla e Mundo enfatizzano la necessità di riconoscere e razionalizzare le uscite per lavori gravosi, proponendo penalizzazioni per chi lascia l’attività prima dei 67 anni. Sottolineano inoltre l’importanza di impedire pensionamenti anticipati eccessivamente generosi che graverebbero sul bilancio dello Stato.

La proposta include una modifica dell’età minima di contribuzione da 20 a 25 anni e introduce un requisito di sostenibilità per la pensione a 67 anni, prevedendo un assegno almeno 1,5 volte superiore all’assegno sociale. Ciò mira a migliorare l’adeguatezza delle pensioni e a ridurre la durata delle prestazioni, un fattore critico in un contesto di invecchiamento demografico. affaritaliani.it