Quest’anno per la prima volta due paesi membri della Nato su tre spenderanno più del 2% del proprio Pil per la difesa. Saranno infatti 23 su 32 gli Stati a raggiungere l’obiettivo di spesa prefissato nel 2006, portando per la prima volta la spesa militare media dei membri europei e del Canada sopra il fatidico 2% rispetto al Pil. L’esborso è cresciuto di oltre il 70 per cento in un decennio, un’impennata concentrata soprattutto negli ultimi tre anni.
Riarmo guidato dall’Est Europa
A imprimere l’accelerazione è stato in particolare il blocco orientale dell’Alleanza, Polonia in testa che ormai spende oltre il 4% per la difesa. Più insomma ci si avvicina al confine con la Russia, più si è deciso di aumentare la spesa. Soprattutto dopo la minaccia del presidente repubblicano Donald Trump che ha promesso di non difendere i paesi europei che non contribuiscono a sufficienza alla Nato. Se in Europa fino a prima della guerra in Ucraina solo 5 Stati rispettavano l’impegno, nel 2024 ci si attende che quasi l’intera cartina si colori di verde, arrivando a spendere oltre il 2%.
Italia tra gli Stati che spendono meno
L’Italia manca all’appello, sestultima davanti solo a Canada, Belgio, Lussemburgo, Slovenia e Spagna. Siamo lo Stato che meno ha aumentato gli investimenti dallo scoppio della guerra in Ucraina, e abbiamo già annunciato, per voce dello stesso ministro della Difesa Guido Crosetto, che faticheremo a raggiungere l’obiettivo del 2% anche nel 2028.
A guidare la crescita della spesa sono stati gli investimenti in armamenti e ricerca e sviluppo. Parliamo dunque di carri armati, aerei caccia, navi militari e artiglieria. Una corsa al riarmo che tuttavia non è sempre ordinata e coordinata, con la spesa che si disperde in decine di progetti nazionali e armamenti differenti: ecco perché gli Stati europei, benché spendano per la propria difesa ben più della Russia, continuano a sentirsi minacciati e in svantaggio.
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👉PIAZZA LIBERTA’, puntata di domenica 16 giugno 2024