Preghiera islamica annullata al politecnico, l’imam: “scandaloso”

imam Brahim Baya

“Oggi un questore ha vietato una preghiera e questo è scandaloso. Il problema è l’islamofobia che abita in questo Paese”

Sono queste le parole dell’imam Brahim Baya, dopo la decisione della Questura del capoluogo piemontese di vietare la preghiera mussulmana in programma venerdì al Politecnico. “Non esiste uno spazio in cui si possa pregare? Questo è il tema. Non vogliamo una moschea dentro il Politecnico, solo uno spazio riconosciuto in cui pregare”, ha spiegato Baya, che poi, a chi gli chiedeva se anche gli ebrei potessero pregare all’interno dell’ateneo, ha risposto: “Certo, gli ebrei sono nostri fratelli. Non ho mai avuto nessun problema con loro, ma abbiamo tutti un problema con il massacro in corso e non vogliamo che il governo rimanga silente. Oggi non avrei parlato né di Palestina né di Israele”.

L’Imam ha poi chiarito il motivo per cui non ha firmato la diffida del rettore: “Non sono io l’organizzatore. Io sono stato chiamato a officiare un’orazione in qualità di ospite e, in quanto tale, non sono io il responsabile”.

Il problema è l’islamofobia che abita in questo Paese, nel mio Paese, perché sono 30 anni che vivo qui e reputo l’Italia il mio Paese – ha aggiunto Baya – Laicità significa libertà religiosa per tutti, come dicono gli articoli 19 e 20 della Costituzione. Come musulmani siamo la seconda religione in Italia, con circa 3 milioni di fedeli, di cui la metà è cittadina italiana. Nonostante questo, non abbiamo ancora la dignità di essere riconosciuti come pieni cittadini dal punto di vista religioso”.  www.liberoquotidiano.it


Il commento di Stefano Geuna, Rettore dell’Università degli Studi di Torino, sulla presenza dell’imam Brahim Baya a Palazzo Nuovo

“Le parole di violenza pronunciate da Brahim Baya  durante il sermone tenuto a Palazzo Nuovo occupato non si conciliano con un’idea di Università come luogo democratico di scambio e confronto. Al contrario, affermano valori che sono in contrasto con l’idea della pace e della convivenza tra i popoli.

L’Università di Torino, quindi, ribadisce la ferma condanna per quanto è accaduto negli spazi autogestiti dagli occupanti ed esprime profondo rammarico per un’iniziativa che contraddice i principi fondamentali della laicità e del pluralismo nelle istituzioni.

L’Università di Torino auspica quindi che Brahim Baya possa riconsiderare quanto accaduto e voglia quindi astenersi in futuro da altre iniziative che possano mettere in discussione i valori fondativi della nostra comunità scientifica o ledere l’immagine pubblica del nostro Ateneo.

Intanto il dialogo con gli occupanti continua. Anche questa mattina una delegazione di UniTo ha incontrato chi ancora presidia Palazzo Nuovo. Finita l’occupazione del Rettorato, restituito alla sua piena agibilità funzionale, la delegazione ha ribadito ai manifestanti la richiesta di consentire, già per lunedì, il ripristino dell’attività didattica in presenza e tutte le attività lavorative.

Occorre quindi perseverare nella ricerca del dialogo, strumento essenziale per giungere al più presto ad una soluzione che consenta la pronta e piena ripresa della vita universitaria laddove negata.”

Il Rettore, Stefano Geuna


Le università sono luoghi di confronto e di espressione del libero pensiero, ma sono luoghi laici – ha detto Giovanna Iannantuoni, Presidente della Crui – . In questo senso, l’annunciata preghiera islamica del venerdì al Politecnico di Torino rappresenta per il sistema universitario un precedente preoccupante. La Crui si affianca alle dichiarazioni del rettore Corgnati e della ministra Bernini nel rivendicare l’indipendenza delle istituzioni accademiche”.

“Se qualcuno pensa che la laicità delle istituzioni universitarie sia un concetto astratto, inviolabile per alcuni e sacrificabile per altri, si sbaglia di grosso: quanto accaduto a Torino, dove l’Università occupata è stata trasformata in una moschea, con tanto di inno alla jihad e preghiera islamica, è semplicemente intollerabile. Quando un’occupazione arriva a veicolare la guerra santa, anche per evitare il concreto rischio di proselitismo, lo sgombero è l’unica soluzione”. Ad affermarlo Paola Ambrogio, senatrice di Fratelli d’Italia.