La scoperta del virus dell’influenza aviaria H5N1 nelle acque reflue di 9 città del Texas nel periodo compreso tra il 4 marzo e il 25 aprile, in corrispondenza a focolai di infezione nei bovini da latte con un caso umano documentato (il lavoratore di un’azienda lattiero-casearia colpito da congiuntivite emorragica), “è abbastanza preoccupante perché evidenzia un’enorme diffusione del virus. Una diffusione più ampia di quella fotografata dai contagi segnalati”.
Ipotizza casi sommersi, “probabilmente anche nell’uomo”, il virologo dell’università Statale di Milano Fabrizio Pregliasco, commentando all’Adnkronos Salute lo studio condotto sulle fogne texane e pubblicato sulla piattaforma pre-print ‘MedRxiv’. Secondo gli autori, “l’analisi del genoma delle sequenze virali rilevate nelle acque reflue suggerisce l’origine aviaria o bovina dell’H5N1, ma non è stato possibile escludere altre potenziali fonti, in particolare l’uomo”.
Questo lavoro “è un ulteriore segnale della necessità di una sorveglianza stringente”, sottolinea Pregliasco. E la conferma, aggiunge, della “grande potenzialità” che l’analisi delle acque reflue ha “per valutare la diffusione di virus” come l’H5N1, nonché “di sostanze chimiche come farmaci o droghe”.