La deriva «totalitaria» in Spagna è sempre più evidente, visti gli arresti di esponenti dei movimenti «pro vida» in preghiera
a cura di Daniele Trabucco (*)
Settimana decisiva per la Spagna. Il Tribunale costituzionale, che ha sede a Madrid nella capitale, si pronuncerà, ai sensi dell’art. 161, comma 1, lett. a), della vigente Costituzione del Regno del 1978, sul ricorso di costituzionalità presentato dai deputati del partito politico «Vox» sull’unico articolo della legge organica n. 4/2022, modificativa del Codice penale del 1995.
Mediante l’introduzione dell’art. 172 quater, è stata introdotta nell’ordinamento spagnolo la reclusione da tre mesi ad un anno o il lavoro di pubblica utilità da 31 ad 80 giorni per chiunque, al fine di ostacolare il diritto all’interruzione volontaria della gravidanza, molesti una donna con atti tormentosi, offensivi, intimidatori o coercitivi, minando la sua libertà. Le stesse pene, precisa la disposizione normativa, sono comminate se le molestie sono rivolte ai professionisti sanitari, agli operatori o ai dirigenti dei centri autorizzati a praticare l’aborto.
La deriva «totalitaria» in Spagna è sempre più evidente, visti, come avvenuto lo scorso 28 dicembre 2023 festa liturgica dei santi martiri Innocenti (i bambini uccisi dal re Erode il Grande di cui parla il Vangelo di san Matteo), gli arresti di esponenti dei movimenti «pro vida» in preghiera con il santo rosario davanti ad uno degli abortifici della capitale. Il rischio è quello, lo si deve alla maggioranza social-comunista di Pedro Sanchez, di essere arrestati per la recita di una preghiera che può essere «percepita» come molestia o minaccia o intimidazione da parte della madre che si reca nella clinica per l’interruzione volontaria della gravidanza.
L’intervento, pertanto, del giudice costituzionale spagnolo diventa particolarmente significativo per non relegare a spazi sempre più interstiziali alcuni diritti fondamentali delle tanto decantate «liberal-democrazie» come la libertà religiosa e la libertà di manifestazione del pensiero.
La Costituzione spagnola prevede espressamente che i diritti possano essere limitati, ma non fino al punto, precisa il comma 1 dell’art. 53, da sacrificarne il loro «contenuto essenziale» (in Italia questo concetto è stato introdotto per via giurisprudenziale). La furia «rossa» del Governo in tema di aborto vuole spingersi ben oltre, dal momento che l’Esecutivo pensa di liberalizzarlo fino alla nascita, dopo che, con la legge organica n. 1/2023 che novella la legge n. 2/2010, è stato previsto anche per le ragazze minorenni la possibilità di recarsi nelle cliniche abortive senza il consenso dei genitori.
Sopprimere una vita umana è normale, ma impedire le preghiere per la vita costituisce un atto molesto ed intimidatorio
Ecco come cambia pelle lo Stato democratico di diritto: pur mantenendo la forma esteriore prima tollera il male e poi lo legittima sfruttando il concetto di «autodeterminazione» assoluta, o meglio della «libertà negativa» (così il prof. Danilo Castellano) quale contenitore che favorisce il traffico sempre più insaziabile dei diritti grazie anche all’attività ermeneutica e «dinamizzante» delle Corti costituzionali.
Resta, però, perenne l’insegnamento di san Tommaso d’Aquino (1224-1274), il più grande filosofo e teologo della scolastica: «non videtur esse lex quae iusta non fuerit» che significa che la norma umana non è legge se non è giusta (cfr. S. Tommaso d’Aquino, Summa Theologiae, I-II, q. 95).
(*) Professore universitario strutturato in Diritto Costituzionale presso SSML/Istituto di grado universitario «san Domenico» di Roma