Quale rapporto intercorre tra la legge naturale e la libertá? La legge naturale costituisce oppure no un limite alla libertá?
di Daniele Trabucco – In realtá, se ci mettiamo in ascolto della ragione contemplativa, arriviamo alla conclusione che non sussiste alcuna opposizione tra libertá e legge naturale, anzi potremmo dire che la “lex naturalis” é una dimensione della libertá della persona umana, presupponendone il suo essere. Allora perché, in alcuni casi, si ha l’impressione di non essere liberi, di essere condizionati dalla legge naturale? Questo é possibile perché si confonde la libertá con la libertá assoluta, arbitraria, con una libertá che puó qualunque cosa anche contro ció che si é. Pensare ad una siffatta libertá é un grave errore: se, infatti, la libertá é una dimensione dell’essere, della sostanza individuale razionale, vuol dire che essa ha un fondamento nell’essere.
Chi é libero é sempre dotato di un determinato statuto ontologico, altrimenti ci troveremmo di fronte ad una libertá “disincarnata”, astratta, che non esiste se non come proiezione dell’autodeterminazione assoluta dell’uomo, del proprio “velle”. L’agire libero, dunque, non trova la causa del suo movimento in una forza esterna, ma nell’essere quale principio intrinseco all’ente uomo. Questo sta ad indicare che l’agire non puó che risultare manifestazione del dinamismo del proprio essere, o meglio di quelle inclinazioni proprie dell’essenza o natura della persona umana. Ecco perché uno dei capisaldi dell’ontologia tomista si rinviene nell’espressione “agere sequitur esse”.
Alla luce di queste riflessioni possiamo penetrare ancora di piú il significato della parola libertá: essa non é un agire caotico e disordinato, ma l’espressione razionale della natura umana. Noi saremmo massimamente liberi non quando pretendiamo di trasformare ogni pretesa in diritto mediante il sistema geometrico legale, bensí quando assumiamo coscientemente il nostro essere e lo realizziamo.
Daniele Trabucco – Costituzionalista