L’embrione è persona!!!

embione

di Daniele Trabucco –  Scrive il profeta Isaia (5,20): “Guai a quelli che chiamano bene il male, e il male bene, che cambiano le tenebre in luce e le luce in tenebre, che cambiano l’amaro in dolce ed il dolce in amaro”.
L’aborto, pertanto, nonostante la legge ordinaria dello Stato n. 194/1978 o la recente risoluzione del Parlamento europeo dell’11 aprile 2024 che invita ad inserirlo nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, non Ă© un diritto, ma un crimine vergognoso ed orrendo che grida vendetta al cospetto di Dio.

Esso non si interroga sul fondamento filosofico dell’embrione, trattandolo come una parte del corpo della donna (Rocco Vitale): non si parla, forse, a riguardo, di diritto all’integritá psicofisica della madre? Questo significa, al di lá degli orrori commessi dalla legge positiva favoriti anche dalle tecniche di bilanciamento delle Corti costituzionali (si pensi, a titolo esemplificativo, alla sentenza n. 27/1975 del giudice delle leggi italiano), che l’embrione Ă© persona umana e questo suo status prescinde dalla manifestazione esterna di determinate operazioni o delle condizioni della loro espressione (Palazzani).

Come dimostrare che l’embrione Ă©?

Nel momento in cui le teorie funzionaliste ritengono, per il formarsi della soggettivitá personale, che sia necessario il sorgere della funzione neurofisiologica, o di quella sensitiva o di quella cardio-circolatoria etc. fanno sempre riferimento a qualitá che sono “di qualcuno”, o meglio della sostanza direbbe Aristotele. A coloro i quali obiettano che solo con l’impianto nell’utero materno si costituirebbe l’essere umano relazionato, si deve replicare che la relazione con la mamma Ă© certamente un elemento indispensabile, ma essa non costituisce l’essere, la sostanza, ne presuppone solo l’esistenza (Sgreccia). Infatti, Ă© la realtá del soggetto che rende possibile la relazione e non viceversa.
Si deve, allora, concludere che l’embrione Ă© persona in atto e non in potenza.

Perché questa precisazione?

Aristotele (384 a.C. – 322 a.C.), nella Metafisica, afferma che “ogni potenza Ă© nello stesso tempo potenza di ambedue i contrari”. Se questo Ă© vero, come rileva Emanuele Severino (1929-2020) nella sua impostazione neoparmenidea, sostenere che l’embrione Ă© uomo in potenza significa che puĂł anche diventare non uomo, ovvero un quid che uomo non Ă©. Ora, a parte il fatto che Severino non prende in considerazione che la potenzialitá Ă© sempre determinata (l’embrione, se non diventa uomo in atto, puĂł morire, ma non diventerá mai un altro da sĂ© perchĂ© la sua identitá genetica non muta), si deve ribadire che egli Ă© giá persona in atto perchĂ© in esso sono tutte presenti le condizioni (queste sĂ­ in potenza) le quali costituiscono il presupposto del processo dinamico ininterrotto.

In conclusione: solo negli ordinamenti costituzionali fondati sul sistema geometrico legale kelseniano intriso di schmittismo sociale Ă© possibile ricavare tutti i diritti che si desiderano i quali, al di lá del loro “nomen iuris”, non potranno in alcun modo scardinare la veritá dell’essere. Lo ricordino Schlein e compagni progressisti, ma anche coloro i quali, nella attuale maggioranza, non hanno il coraggio di intervenire sulla legge n. 194 per paura di perdere il consenso toccando i “diritti” acquisiti.

Daniele Trabucco – Costituzionalista