«Il settore agroalimentare italiano è ricco di eccellenze di cui andiamo fieri. Ma dietro l’eccellenza del made in Italy c’è la cattiva coscienza sul ruolo degli immigrati. La metà dell’input di lavoro in questo settore viene dagli immigrati e spesso non si ha il coraggio di dirlo, come invece ha fatto la FAI Cisl, nel rapporto che viene presentato qui oggi».
Così il presidente del Cnel Renato Brunetta al convegno Made in immigritaly organizzato a Villa Lubin da FAI Cisl.
«Pensiamo cosa potrebbe essere questo settore – ha aggiunto Brunetta – se avessimo migrazioni regolate, inserite in percorsi di valorizzazione e processi di trasparenza. Qui dobbiamo intervenire. Servono flussi che prevedano formazione e selezione all’origine, secondo la logica della bilateralità. Una forza lavoro invisibile non è un fattore di crescita, nè civile nè economica. L’opacità non serve a nessuno».
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