Joe Biden “sta pensando” di lasciare cadere le accuse contro Julian Assange. Lo ha dichiarato lo stesso presidente americano ai giornalisti al seguito della Casa Bianca
A marzo l’amministrazione Biden aveva avanzato un’altra exit strategy per mettere fine alla spinosa vicenda politico-giudiziaria del fondatore di WikiLeaks, che nel 2010 pubblicò decine di migliaia di documenti classificati legati alla sicurezza nazionale americana (in realtà, legati ai crimini di guerra degli USA, ndr), una delle più colossali e imbarazzanti fughe di notizie della storia.
L’idea della Casa Bianca era un patteggiamento con una dichiarazione di colpevolezza per un reato meno grave rispetto alla cospirazione finalizzata a violare la legge sullo spionaggio. Un’intesa gli eviterebbe l’estradizione da Londra negli Usa, spianandogli la strada verso la libertà. Assange potrebbe patteggiare da remoto, senza mettere piede negli Stati Uniti, e probabilmente sarebbe scarcerato poco dopo, considerando i cinque anni già scontati nella capitale britannica.
I timori di Biden su Assange e i possibili scenari
Joe Biden ora vorrebbe togliersi questa “patata bollente” in piena campagna elettorale, evitando i rischi di un processo che trasformi Assange in un martire del primo emendamento sulla libertà di parola e di stampa. Anche perché ben difficilmente potrebbe subire una condanna superiore ai cinque anni già trascorsi dietro le sbarre. La sua libertà sembra comunque ipotecata: se dovesse saltare il patteggiamento, può invocare l’impegno preso in passato dagli Usa a trasferirlo nella sua Australia per scontare eventuali pene. E il governo di Canberra, da sempre supportivo nei suoi confronti, potrebbe mitigare la sentenza e liberarlo subito. tgcom24.mediaset.it
PIAZZA LIBERTA’ – IL CASO ASSANGE