MILANO, 07 APR – Accusata dalla Corte dei Conti di Tunisi di non aver saldato un presunto debito con lo Stato, in caso di rimpatrio c’è “il fondato timore” che venga “sottoposta a tortura o a trattamenti inumani e degradanti (…) potendo essere imprigionata per un lunghissimo periodo per ragioni esclusivamente riconducibili al mancato pagamento di una somma di denaro”.
Inoltre il carcere per debiti è una sanzione che “contrasta” con le norme italiane in quanto è una sanzione scomparsa “da più di centocinquanta anni”, cosa che rappresenta “un traguardo di civiltà giuridica, una conquista moderna del nostro Paese”.
Sono queste le ragioni che, oltre alla “drammatica condizione carceraria” tunisina e al pericolo di violenze da parte della polizia, hanno portato la sezione speciale in materia di immigrazione del Tribunale di Milano a riconoscere la protezione sussidiaria a una donna di 50 anni fuggita dal suo Paese di origine con le figlie per i rischi seri che ricorrerebbe se rimpatriata a causa di un’accusa che lei respinge su tutta la linea. (ANSA)