Camillo Mezzacapo e Marcello De Vito (ex presidente M5s dell’assemblea capitolina durante la consiliatura Raggi) sono stati condannati rispettivamente a 9 anni e 8 anni e 8 mesi di reclusione dai giudici dell’ottava sezione penale del tribunale di Roma nell’ambito del processo sul vecchio progetto dello stadio della Roma a Tor di Valle. Per entrambi è stata disposta l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e la confisca di 230mila euro da risarcire a Roma Capitale.
Gli altri condannati
Tra le 9 condanne ci sono anche Luca Lanzalone, 3 anni più l’interdizione per cinque anni dai pubblici uffici e Luca Parnasi, 2 anni in abbreviato (la richiesta iniziale era di 8 anni e 8 mesi), Adriano Palozzi, 1 anno e 10 mesi e Giulio Centemero, parlamentare della Lega, 1 anno e 50 mila euro di multa. Nella sentenza, letta dai giudici dopo oltre otto ore di Camera di consiglio, condannati anche Gianluca Bardelli a 6 anni e 8 mesi con la confisca di 110mila euro da pagare all’amministrazione comunale di Roma, l’imprenditore Giuseppe Statuto a 1 anno e 6 mesi, il commercialista della Lega, Andrea Manzoni a 8 mesi con multa di 30mila euro.
Le assoluzioni
Una decina gli assolti, tra i quali Francesco Bonifazi, ex tesoriere del Pd, l’ex assessore della Regione Lazio, Michele Civita, l’ex consigliere capitolino oggi nel direttivo della Lega, Davide Bordoni e l’ex soprintendente Francesco Prosperetti. Assolti anche gli altri imputati Fabio Serini, Gianluca Talone, Domenico Petrolo, Fortunato Pititto, Claudio Santini, Giampaolo Gola, Paolo Desideri, Vanessa Aznar e Nabor Zaffiri.
L’accusa
L’accusa aveva chiesto 22 condanne, in base a un impianto accusatorio in cui si ipotizzavano episodi di corruzione, traffico di influenze e finanziamento illecito. Dalle indagini e dal dibattimento per l’accusa “è emerso in modo chiaro l’esistenza di un ‘sistema Parnasi’ che per favorire le proprie attività si serviva di schemi corruttivi gravi, attraverso favori ai politici locali, di tutti i partiti, come metodo per fare impresa”.
Secondo l’accusa, Parnasi avrebbe cercato di pilotare le procedure amministrative legate al masterplan per l’impianto che doveva sorgere a Tor di Valle, approvato, nell’ambito della conferenza dei servizi. Un provvedimento che portò, tra l’altro, all’abbattimento del 50% delle cubature rispetto all’ipotesi iniziale. In questo sistema Parnasi – per l’accusa- aveva in Lanzalone una referente di primo piano. L’avvocato genovese, secondo i pm, ha svolto attività illecita non solo nel suo ruolo di consulente di fatto per il M5s nella trattativa per il nuovo impianto sportivo.
Nel processo è finito anche il filone che riguardava il finanziamento alla politica: quel fiume di denaro, circa 400 mila euro, che Parnasi, per sua stessa ammissione, avrebbe garantito alle fondazioni vicine alcuni partiti.
I commenti
L’avvocato Maurizio Frasacco, legale di Michele Civita, commenta: “L’assoluzione di Michele Civita è la conferma dell’onestà e onorabilità dell’ex assessore all’Urbanistica della Regione Lazio. Purtroppo, a causa delle errate deduzioni della Procura di Roma, Civita ha dovuto ingiustamente sopportare un periodo di arresti domiciliari e svariati anni di un processo lungo e faticoso. Resta confermato che sullo stadio della Roma tutto era conforme alla legge e che, anche su questo, l’ipotesi accusatoria era totalmente errata”.
Annuncia il ricorso in appello il legale di Luca Parnasi, Emilio Ricci
“Siamo molto soddisfatti della sentenza, abbiamo fatto una grande battaglia processuale, sono state riconosciute gran parte delle questioni che avevamo posto, ci hanno riconosciuto l’attenuante della collaborazione, le generiche, siamo contenti anche della derubricazione tra corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio e corruzione per l’esercizio della funzione”. “Ci hanno assolti dall’associazione per delinquere che era il reato che faceva più pressione anche sulla persona di Luca Parnasi, quindi non possiamo che essere contenti e sodisfatti. Leggeremo la sentenza e comunque la appelleremo”, aggiunge.
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