“Non vi è alcuna prova che l’Ucraina sia in qualche modo collegata a questi attacchi”, ha ribadito da parte sua il portavoce per la politica estera della Ue, Peter Stano, invitando il governo russo a “non utilizzare gli attacchi terroristici a Mosca come pretesto o motivazione per aumentare l’aggressione illegale contro l’Ucraina, né usarlo come pretesto per l’aumento delle repressioni interne”.
Dello stesso tenore le dichiarazioni di Antonio Tajani. “Putin – ha affermato il capo della Farnesina – non deve utilizzare l’attentato per alzare lo scontro e per colpire di più l’Ucraina. Lo ripeto, non abbiamo alcun indizio che ci sia l’Ucraina dietro l’attentato”.
Tre giorni dopo la strage Vladimir Putin è tornato a rivolgersi ai russi, e al mondo intero, per ammettere che l’attacco al Crocus City Hall è stato compiuto da “estremisti islamici”.
Ma allo stesso tempo ha rilanciato i sospetti su Kiev, affermando che l’inchiesta dovrà appurare “chi è il mandante” della strage. “Dobbiamo rispondere alla domanda perché i terroristi cercavano di andare in Ucraina e chi li aspettava là”, ha affermato il presidente in un incontro con i suoi collaboratori sulle misure da adottare dopo l’attentato, il cui bilancio è salito a 139 morti, mentre un centinaio di feriti rimangono ricoverati in ospedale.
L’attacco è stata “un’intimidazione alla Russia e sorge la domanda chi beneficia di questo”, ha aggiunto, accusando gli Usa di “cercare di convincere tutti” che Kiev non ha avuto alcun ruolo nella strage. Per poi ordinare ai suoi di riferirgli costantemente di come procedono le indagini sui terroristi arrestati, ma anche sui loro “mandanti”. ANSA